La divisione portoghese di Amnesty International ha lanciato Tyrannybook, un social network pensato con il preciso obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’operato di alcuni governanti sparsi in tutto il mondo, indicati come tiranni e dittatori. Il layout grafico è palesemente ispirato a quello di Facebook, ma al posto delle tinte blu e azzurre vi si trovano elementi grafici in un forte rosso acceso, perfettamente in linea con la discutibile natura dei contenuti pubblicati.
Anziché condividere immagini, messaggi di stato, filmati o link a sfondo ludico e di intrattenimento, gli iscritti a Tyrannybook possono commentare e contribuire alla divulgazione di notizie riguardanti l’operato dei politici in questione.
I dieci tiranni al momento seguiti dall’iniziativa, ai quali presto se ne aggiungeranno altri, sono:
- Ramzan Akhmadovich Kadyrov (Repubblica Cecena);
- Aleksandr Lukashenko (Bielorussia);
- Thomas Lubanga Dyilo (Repubblica Democratica del Congo);
- Mahmoud Ahmadinejad (Iran);
- Than Shwe (Birmania);
- Kim Jong-il (Corea del Nord);
- Omar al-Bashir (Sudan);
- Radovan Karadzic (Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina);
- Robert Mugabe (Repubblica dello Zimbabwe);
- Hu Jintao (Cina).
Ognuno di loro ha un profilo con fotografia, cenni biografici e notizie collegate. Sulla pagina di Aleksandr Lukashenko, per esempio, è segnalato il recente incontro con il Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi.
Su Tyrannybook gli utenti non hanno un elenco dei propri amici, ma quello degli alleati, significativo per comprendere lo spirito dell’intera iniziativa. I governanti non hanno fan, ma osservatori, pronti a far sì che ogni loro azione venga resa nota, anche qualora dovesse venire meno l’interessamento dei tradizionali mezzi d’informazione.
Lo strumento nasce per dare maggiore supporto alle campagne da noi promosse e per spingere le persone a informarsi e approfondire le questioni riguardanti i diritti umani. Questi dittatori devono sapere che le loro decisioni non passeranno inosservate.
Così ha commentato un portavoce di Amnesty International in occasione del lancio di questo particolare social network, che a un primo sguardo sembrerebbe essere stato accolto nel migliore dei modi e già popolato anche da un buon numero di utenti italiani.