Con un annuncio sulla propria pagina ufficiale, Apple ha dichiarato di voler terminare la produzione di Xserve, l’unità di elaborazione rack utilizzata nel mondo professionale. La decisione ha immediatamente sollevato accese proteste da parte di illustri esponenti del mondo scientifico ed accademico, tanto che un adirato utente ha deciso di chiedere spiegazioni direttamente a Steve Jobs.
Xserve, nato nel 2002 per cavalcare i successi di Mac OS X anche in ambito business, sarà venduto fino al prossimo 31 gennaio, dopodiché Cupertino ne cesserà definitivamente la distribuzione. Per non rendere questa scelta troppo traumatica, Apple ha pensato ad una “Guida di transizione” (pdf) che, tuttavia, non è stata accettata di buon grado dagli utilizzatori più affezionati. La soluzione della Mela, infatti, è quella di spostare i bisogni server degli utenti sui desktop della linea client, in particolare Mac Pro e Mac Mini. In effetti, Mac Pro è in grado di superare di gran lunga la potenza di Xserve, lo stesso però non vale per Mac Mini, un computer pensato per un’utenza poco pretenziosa anche nella sua versione server. In molti, poi, lamentano il fatto che i due desktop siano tutt’altro che compatibili con il montaggio in rack, elemento essenziale per il loro utilizzo in ambito industriale o in vere e proprie server farm.
A queste accuse, Cupertino risponde elencando i vantaggi delle proprie soluzioni desktop. Oltre al prezzo di soli 700 euro e al consumo energetico estremamente ridotto, Mac Mini sarebbe in grado di gestire in maniera ottimale workgroup di circa 50 persone, nonostante la potenza di elaborazione non sia affatto comparabile rispetto a quella del morente Xserve. Per quanto riguarda Mac Pro, invece, l’esperienza server potrebbe essere ampliata con periferiche e software aggiuntivo, non disponibili per le configurazioni in rack.
Non soddisfatto dalle ulteriori spiegazioni di Apple, un lettore di MacGeneration ha contattato Steve Jobs per chiedere quali fossero i motivi dell’abbandono dell’utenza business. Cupertino, infatti, avrebbe potuto concedere la licenza di Mac OS X Server a partner di virtualizzazione, ad esempio VMware, o addirittura vendere il proprio Xserve a società terze. Perentorio come al solito, l’iCeo ha semplicemente risposto dal proprio iPhone che «Quasi nessuno li comprava». A quanto pare, il mercato server sarebbe dominato da soluzioni Linux e Windows, lo spazio per la Mela risulterebbe quindi confinato a pochissime esperienze di nicchia: meglio abbandonare e girare altrove gli investimenti.
Gli utenti dovranno, perciò, rassegnarsi all’irremovibilità di Cupertino: Steve Jobs non è mai tornato sui suoi passi, basti pensare alle critiche ricevute per l’abbandono della porta FireWire su MacBook o all’eliminazione dei supporti ottici nella prima versione di MacBook Air. Appare decisamente improbabile, perciò, che Apple rinnovi la linea Xserve a seguito delle accese proteste sollevatesi: quel che è deciso, è deciso.