«Apple non traccia alcuno spostamento degli utenti ed il file rintracciato serve esclusivamente per i servizi di geotagging». È questo quanto emerge da un’analisi condotta da Alex Levinson, esperto di tecnologie Apple, a seguito dell’annuncio da parte di alcuni ricercatori della scoperta di un file sospetto in iOS, contenente informazioni relative agli spostamenti degli utenti.
Gli utenti della Mela, dunque, non corrono apparentemente alcun pericolo: secondo Levinson, il file consolidated.db sarebbe nient’altro che un log nel quale i diversi sensori presenti nei terminali archiviano informazioni utili da trasmettere in un secondo momento ad ogni applicazione che faccia uso dei sistemi di geolocalizzazione presenti in iOS, utili per collocare geograficamente foto, tweet, messaggi e quant’altro. Non uno strumento con il quale spiare i propri utenti, per conoscerne i relativi spostamenti, ma un archivio di informazioni archiviate esclusivamente per scopi funzionali.
La tesi di Levinson trova inoltre conferma in alcune analisi sperimentali sul traffico in uscita da alcuni dispositivi iOS: in nessuno dei pacchetti inviati verso l’esterno risulterebbe essere presente il file incriminato, che risiede dunque in memoria senza essere accessibile dall’esterno. Qualora Apple abbia intenzionalmente inserito una sorta di microspia all’interno dei device, logica vuole che tale file debba essere inviato ai server di Cupertino per avere una qualche utilità, ipotesi prontamente smentita dai test di laboratorio.
La scoperta annunciata da Alasdair Allan e Pete Warden, prosegue, non rappresenterebbe inoltre una novità: durante uno studio effettuato nel 2010 in collaborazione con il professor Bill Stackpole, infatti, Alex Levinson ha più volte discusso del file consolidated.db e dei suoi contenuti. Alle discussioni in aula è seguita poi la pubblicazione di un documento in cui viene ripreso anche tale argomento, evidenziando l’effettiva utilità del file sospetto. Il quale, per giunta, non sarebbe nemmeno tipico di iOS 4 ma arriverebbe in eredità dalle versioni precedenti del sistema operativo mobile di Cupertino, nelle quali era però battezzato con altro nome e localizzato in una directory differente.
In conclusione, dunque, l’allarme lanciato dai due ricercatori di O’Reilly non rispecchierebbe secondo Levinson la reale pericolosità di un file il cui scopo è esclusivamente quello di fungere da archivio per le informazioni registrate dai sensori. I timori di un “Grande Fratello” firmato Apple vengono così a cadere dopo pochi giorni dall’annuncio di una possibile operazione di spionaggio organizzata dalla Mela nei confronti dei propri utenti, che possono dunque utilizzare i terminali iOS senza alcuna preoccupazione. Una maggiore documentazione fornita dalla società di Cupertino avrebbe tuttavia probabilmente evitato un simile polverone.