Megaupload intende difendersi con forza di fronte alla legge. Se dopo il blocco del sito la vendetta maturata in Rete è stata firmata dagli Anonymous, in questo caso sono invece i diretti interessati a voler portare avanti la propria linea difensiva accettando la battaglia in tribunale ed annunciando ferma volontà di far valere le proprie ragioni.
I responsabili di Megaupload (tra i quali il numero uno Kim Dotcom, tratto in arresto in Nuova Zelanda) mandano avanti l’avvocato Ira Rothken, il quale non solo annuncia la volontà di difendere le attività del gruppo dalle accuse degli inquirenti, ma enuncia fin da subito le basi su cui verranno costruite le proprie argomentazioni future: «È davvero offensivo sostenere che solo perché la gente carica materiale illecito, allora Megaupload sia automaticamente responsabile». Come noto, però, l’accusa è andata oltre questo semplice teorema, giungendo a dimostrare la piena consapevolezza da parte del team dell’uso irregolare del servizio da parte dell’utenza.
In linea con la posizione assunta, secondo cui gli usi del servizio sarebbero semplice responsabilità dell’utenza, il team chiede altresì la riassegnazione dei domini e la restituzione dei server, così da continuare a portare avanti un’attività considerata lecita. Ma Megaupload muove anche una richiesta ulteriore: il gruppo richiede infatti anche la restituzione degli asset sotto sequestro, poiché è con queste risorse che intende finanziare il team legale messo in piedi per tutelarsi di fronte alle accuse.
Infine, v’è una precisa presa di distanze da quello che si preannuncia come il “nuovo” Megaupload. Localizzata in Olanda, la nuova iniziativa non avrebbe nulla a che vedere con il Megaupload originale nonostante la somiglianza grafica e gli annunci trapelati su Twitter. Al tempo stesso è però questa una presa di posizione inevitabile, onde evitare di aggravare ulteriormente la già difficile posizione attuale.