Skype ha pubblicato un lungo e dettagliato post sul blog ufficiale con il quale smentisce categoricamente tutte le voci circolate negli ultimi giorni sulla possibilità che i recenti cambiamenti dell’infrastruttura possano facilitare l’intercettazione delle conversazioni.
L’azienda, diventata recentemente una divisione di Microsoft, conferma anzi il rispetto per la sicurezza e la privacy dei suoi utenti allontanando i timori da “big brother” che avevano circondato il servizio nelle ultime ore con un grande passaparola online.
Circa tra mesi fa, Microsoft ha iniziato a sostituire i supernodi P2P con server Linux posizionati all’interno dei suoi data center. La nuova architettura, non più basata su una rete peer-to-peer, ha insospettito gli esperti di sicurezza secondo i quali il cambiamento sarebbe stato imposto dalle forze di polizia e dai governi di alcuni paesi che hanno chiesto di accedere alle comunicazioni tra gli utenti del client VoIP.
Skype ha dichiarato che ciò è stato fatto per offrire un servizio migliore e più affidabile, attraverso l’incremento della velocità con cui vengono risolti gli eventuali problemi e l’introduzione di nuove funzionalità che verranno integrate in Office, Bing e Xbox Live, grazie all’utilizzo della piattaforma cloud di Microsoft. I server servono solo per la gestione delle chiamate, ad esempio per inviare le notifiche o per aggregare i flussi video in una chiamata di gruppo. Le comunicazioni quindi avvengono sempre tra i client e Skype non monitora o registra nessuna conversazione.
Per quanto riguarda i messaggi, questi vengono conservati temporaneamente sui server per consentire la sincronizzazione su diversi dispositivi. In questo caso, solo se tecnicamente possibile, Skype può consentire l’accesso alle forze dell’ordine, quando previsto dalla legge. Nonostante l’eliminazione dei supernodi P2P, la trasmissione dei dati avviene ancora in forma criptata, per cui non è possibile nessuna intercettazione delle comunicazioni Skype-to-Skype, né tra computer né tra smartphone. L’unica eccezione è rappresentata dalla Cina, dove le leggi locali hanno imposto l’applicazione di un filtro per controllare i messaggi tra gli utenti.