Twitter e la censura Olimpica

Un inviato ai giochi è stato espulso da Twitter per aver riprodotto la mail di un collega. In Rete si levano le proteste: era un indirizzo pubblico.
Twitter e la censura Olimpica
Un inviato ai giochi è stato espulso da Twitter per aver riprodotto la mail di un collega. In Rete si levano le proteste: era un indirizzo pubblico.

Twitter non smette di far discutere sul tema Olimpiadi e censura. Digerito il blocco per gli atleti – praticamente obbligati a non twittare mai per garantire la tranquillità della spedizione londinese – arriva uno scandalo giornalistico, quello dell’inviato per l’Indipendent Guy Adams che, dopo aver proposto sul social network la mail del presidente di NBC Olympics, si è trovato espulso dal microblogging. Motivo? La denuncia della testata giornalistica americana per «violazione delle regole di Twitter».

In Rete si è scatenata la protesta, per una semplice ragione: il tweet di Adams forse non era particolarmente gentile – se la prendeva con la decisione di commentare in differita la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi per questioni di share – ma l’indirizzo mail del giornalista era facilmente trovabile anche su Google, pertanto di dominio pubblico, e chiunque avrebbe potuto reperirlo con una semplice e rapida ricerca. Questo il tweet incriminato:

tweet guy adams

Il giornalista invita i followers a scrivere al collega della NBC.

Della vicenda ora, com’era prevedibile, si sta facendo un gran parlare, ma non c’è praticamente collega che non abbia preso la parte del giornalista americano espulso da Twitter per aver chiesto ai suoi follower di dire alla Nbc cosa pensavano della scarsa copertura dell’evento sportivo. Dal New York Times – che titola «Gli spettatori olimpici hanno un nuovo motivo per protestare, e i mezzi per farlo» – a TechCrunch, che riproduce lo scambio di mail tra il support di Twitter e Adams, dalle testate blasonate ai blog tecnologici, si sprecano i commenti sull’accaduto, che a questo punto rischia di essere un boomerang per la Nbc, tanto che è già trend topic l’hashtag #nbcfail.

Guy Adams ha detto la sua sull’Indipendent – non potendo più replicare sul suo account, anche se ora è ospite su muckrack.com/guyadams – confessando di attendere ancora una spiegazione da parte di Twitter sulle ragioni della sua espulsione:

Credevo che grazie a Twitter e Google e ogni altro mezzo di comunicazione dedicato al libero scambio di informazioni il mondo fosse cambiato. Ecco perché il tentativo riuscito della NBC di sospendere un giornalista da un sito di social networking stabilisce un brutto precedente. Le linee guida di Twitter impediscono agli utenti di pubblicare quelle che chiamano informazioni “private”, tra cui “indirizzi e-mail privati”. È tutto molto sensato, ma non l’ho fatto: non ho twittato un indirizzo privato di posta elettronica, bensì un indirizzo aziendale ampiamente elencato online, identico nella forma a quello di decine di migliaia di persone alla NBC.

La verità è che è stato ancora gentile, perché nell’ambiente giornalistico e dei nuovi media non c’è voluto molto perché uscisse il fatto che Twitter e il broadcast nazionale americano hanno recentemente firmato una partnership per la copertura dell’evento sportivo. In questo contesto è arduo non vedere l’espulsione di Adams sotto una luce diversa. The Next Web lo scrive a chiare lettere:

Naturalmente non vi è alcuna prova che Twitter sia stato condotto nel suo operato da un conflitto di interessi, dato che non ha sospeso gli account di molti altri utenti che hanno deriso la differita della NBC. Eppure molti considerano la decisione di Twitter con sospetto, e questa non è una buona cosa per una piattaforma che sempre più si posiziona nel segmento media.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti