Gli emendamenti sulla webtax sono stati respinti in commissione. Le modifiche al testo di legge di Destinazione Italia che proponevano la riforma o la totale cancellazione della nota legge sulle web company non hanno ricevuto i voti del Partito Democratico, arbitro di questa partita che si era chiusa con la legge di stabilità il 20 dicembre e il posticipo al 1° luglio 2014 col decreto Milleproroghe votato sette giorni dopo.
Gli emendamenti di Forza Italia e del M5S facevano parte del lungo fascicolo di emendamenti presentati nelle commissioni riunite Finanze e Attività produttive per la conversione del decreto Destinazione Italia. Quello di Capezzone era tranchant: disponeva la cancellazione dei tre articoli di cui la webtax è composta e che sono stati fatti rientrare nel decreto. La notizia della respinta è stata data da lui stesso, senza nascondere una certa delusione.
Maggioranza respinge miei emendamenti soppressivi della #webtax . Ennesimo errore e occasione perduta. In che mondo vivono?
— Daniele Capezzone (@Capezzone) February 3, 2014
A proposito dei suoi emendamenti, anche la deputata cinquestelle Mirella Liuzzi ha annunciato la fine dei suoi due emendamenti, accettati la scorsa settimana come ammissibili soltanto dopo un richiamo formale:
Ce l’aspettavamo, ma sappiamo anche che la questione non è finita e la discussione è solo rimandata: la webtax è argomento comunitario.
Webtax tra governo, PD e Renzi
Nel suo piccolo, la webtax è un ottimo esempio del delicato equilibrio tra Palazzo Chigi, il partito democratico e il suo nuovo segretario. Matteo Renzi, infatti, non ha mai nascosto le sue perplessità a proposito della legge fortemente sponsorizzata dal collega di partito Francesco Boccia. Il governo, con la decisione di posticipare la validità della webtax, l’ha subordinata a un confronto europeo senza però destituirla di validità, per non smentire sé stesso.
Oggi in commissione, il PD ha votato contro gli emendamenti per mantenere questo equilibrio, dato che erano stati presentati da due forze dell’opposizione. Un voto, quindi, da non interpretare come un spot alla webtax – che paradossalmente andrebbe contro il segretario – bensì come voto a favore della decisione del governo di prendersene direttamente carico a Bruxelles. Tutto però sta a vedere se e quando si potrà discuterne, e soprattutto cosa si dovrà fare per evitare una eventuale procedura di infrazione – argomento dei critici della webtax – la quale però è in effetti molto lunga e ampiamente anticipata dalla Commissione Europea.