Le monete virtuali richiedono un intervento del governo, per limitarle e monitorarle. Così sostiene una mozione presentata in Parlamento da alcuni deputati, primo firmatario Giovanni Paglia (Sel), che andrà ai voti dopo l’estate. Il testo è un riassunto di tutti gli aspetti e le notizie critiche sulla moneta elettronica e ha una conclusione che riprende i timori di Bankitalia.
La mozione 1-00535 dell’11 luglio presentata all’attenzione dell’assemblea è aggiornata agli ultimi eventi legati ai Bitcoin, come il segnale di pericolo lanciato dall’Unità di informazione finanziaria (Uif), della Banca d’Italia, e riprende parte della vulgata che vede le crittovalute come strumento non soltanto alternativo all’uso della moneta corrente, ma in grado – grazie ai bassi costi di transazione e il P2P – di produrre una serie di rischi, quali la frode o il finanziamento di attività illegali. Una visione fondamentalmente negativa della crittovaluta, che però si fa forza di fonti neutrali, alcune statistiche e cerca di sospendere il giudizio suggerendo una politica prudenziale: in attesa di capirne di più, sarebbe meglio, secondo i firmatari, monitare con attenzione e sbrigarsi a votare interventi normativi che mettano al riparo gli operatori. Un po’ come stanno cercando di fare a New York.
Alla luce di quanto precede appare non più procrastinabile l’intervento del Governo ad adottare precise e rigorose iniziative normative tese a contrastare una criminalità quasi sempre più attenta e veloce del legislatore a sfruttare ogni smagliatura o carenza del sistema. Pur essendo quello del Bitcoin, come pure sottolineato dal procuratore generale Ciampoli, un sistema che potrebbe anche comportare per la collettività nuove interessanti prospettive.
La richiesta al governo, il voto in autunno
La mozione impegna il governo a prendere questo tipo di iniziative, ma i termini adoperati dicono molto di più, il testo sembra destinato a far discutere la community Bitcoin italiana, che ha più volte respinto l’impianto concettuale di questi propositi negando che questi strumenti siano ideali per il terrorismo o il malaffare e denunciando si tratta di convinzioni senza il supporto di dati specifici. In effetti alcuni studi mostrano come la tracciabilità della moneta virtuale, il suo volume complessivo e il suo funzionamento sono piuttosto scomodi per la criminalità organizzata.
Il testo della mozione, però, suggerisce di limitarne l’uso:
(si impegna il Governo a) Porre in essere con urgenza ogni iniziativa di competenza finalizzata a limitare la diffusione del Bitcoin sino a quando non siano state adottate tutte le opportune iniziative normative sia sul piano europeo sia sul piano nazionale tese a regolamentare in modo compiuto ed organico l’intera materia relativa all’utilizzo della suddetta tipologia di moneta virtuale e, più in generale delle crittovalute, con particolare riferimento al pieno assoggettamento alla normativa antiriciclaggio e alla tracciabilità e identificabilità delle operazioni; ad assumere iniziative per rafforzare il sistema di monitoraggio delle transazioni che avvengono attraverso l’utilizzo del Bitcoin.
L’on. Paglia è consapevole che la mozione rappresenta un testo della opposizione all’attuale governo, inoltre ci vorrà del tempo per arrivare al voto in aula, probabilmente dopo l’estate. Resta convinto però che sia importante discuterne e aver messo il tema di nuovo all’ordine del giorno:
La mozione è stata depositata, ma non ancora calendarizzata per la discussione. Quello che mi aspetto è che almeno il Parlamento sia costretto ad attivarsi sul tema, che per quanto marginale su macroscala, apre prospettive che non possono essere ignorate, né affrontate tardivamente.