La Metropolitan Police di Londra ha completato i test di un software, sviluppato da Accenture, che individua in anticipo quali membri delle gang commetteranno un crimine in futuro. Il programma pilota, durato 20 settimane, sfrutta i dati raccolti negli ultimi cinque anni e calcola la probabilità con cui un individuo potrebbe reiterare il reato. La tecnologia ha subito innescato le prime discussioni relative alla sorveglianza di massa e al rispetto della privacy.
Il software analizza i log criminali raccolti mediante i sistemi tuttora in uso da parte della polizia londinese. Accenture sottolinea il database contiene solo le informazioni relative alle gang che operano nei 32 quartieri della città. Attraverso l’analisi dei dati storici è possibile predire i reati che potrebbero essere commessi in futuro. Per il calcolo delle probabilità si tiene conto anche delle attività sui social media. Ad esempio, se un membro di un gang pubblica online commenti negativi sulle bande rivali, l’attività viene registrata e aggiunta al profilo di rischio del singolo individuo.
Per verificare la precisione del modello predittivo sono stati esaminati i reati commessi durante un periodo di quattro anni e quindi confrontati con quelli commessi nel quinto anno. Secondo gli esperti di Accenture, il test ha avuto successo, ma non sono stati divulgati gli esatti criteri sui quali il software ha calcolato la probabilità di reiterazione del reato. L’azienda ritiene che questo sistema sia utile per migliorare l’efficienza del servizio. La polizia, a corto di risorse economiche, può così indirizzare le indagini su un target specifico.
Le organizzazioni che difendono la libertà civile e la privacy dei cittadini non sono però completamente d’accordo con questa affermazione. Big Brother Watch ha chiesto alla Metropolitan Police di fornire maggiori dettagli sulla tecnologia e sul tipo di informazioni usate per l’analisi predittiva. Il rischio è colpire ingiustamente persone innocenti. Statewatch sostiene invece che la prevenzione del crimine non può giustificare la raccolta indiscriminata dei dati personali.