Il generale Ahmad Reza Pourdastan, comandante capo delle forze di terra dell’Iran, annuncia che il suo esercito ha portato a termine la costruzione di un drone capace di lanciarsi su un obiettivo nemico posizionato al suolo oppure in mare, facendosi esplodere una volta giunto a destinazione. In altre parole, un vero e proprio velivolo kamikaze pilotato da remoto, che sarà impiegato nella campagna militare in corso nei pressi dello Stretto di Hormuz.
Come è possibile osservare dall’immagine allegata di seguito le dimensioni sono generose. Le fonti ufficiali si riferiscono al drone come una “bomba mobile”, non rivelandone il nome, ma secondo alcune testate locali il progetto si chiamerebbe Yasir oppure Raad. L’iniziativa è stata annunciata dall’esercito iraniano lo scorso anno, che inizialmente ha definito il mezzo come uno strumento di ricognizione, capace di volare per dieci ore consecutive acquisendo fotografie aeree a 360 gradi. Alcuni analisti occidentali lo hanno definito in un primo momento una copia del velivolo statunitense ScanEagle (realizzato in collaborazione con Insitu, una controllata di Boeing), impiegato dai soldati USA proprio per la mappatura del territorio.
I primi test sono stati condotti in sei giorni, all’interno di un’area vasta oltre 500.000 Km vicino allo Stretto di Hormuz, zona dall’importanza politica e militare strategica, poiché rappresenta il passaggio di circa un quinto del petrolio distribuito in tutto il mondo. Non è la prima volta che l’Iran dichiara di essere al lavoro su strumenti bellici di questo tipo: il drone più avanzato messo a punto dal paese è il modello Shahed-129, capace di raggiungere paesi mediorientali come Israele, percorrendo una distanza massima di 1.700 Km grazie all’autonomia di 24 ore, ovviamente portando con sé missili e altre strumentazioni per attaccare bersagli fermi oppure in movimento.