La rapida diffusione di smartphone e tablet (in Italia sono 40 milioni di dispositivi) e conseguente proliferazione di applicazioni, lo sviluppo delle reti cellulari LTE, la crescita del numero di oggetti connessi alla rete mobile (almeno otto milioni) hanno creato un nuovo potente ecosistema che abilita porzioni sempre più rilevanti dell’economia: è la Mobile Economy sulla quale l’Osservatorio Digital del Politecnico di Milano ha fatto una ricerca.
Il dossier (pdf) dell’Osservatorio mobile del Politecnico di Milano racconta in 118 pagine una fetta di mercato che vale già oggi l’1,65% del PIL nazionale, pari a 25,7 miliardi di euro. Un’economia che cresce persino a dispetto dei servizi tradizionali della telefonia mobile e che viene sostenuta dagli investimenti dedicati alle reti 3G e 4G (+39% nel 2014). Questo significa, in soldoni, che la nota penetrazione limitata della banda larga fissa insieme all’analfabetismo funzionale di molti adulti rispetto ai computer, hanno creato una situazione molto tipica rispetto ai paesi del resto d’Europa, per cui se si vogliono indagare digital divide, beni e servizi, contenuti e nuovi scenari (come l’Internet of things) bisogna guardare alla connessione mobile.
Tutti i dati della Ricerca sulla #MobileEconomy: https://t.co/f5MnebRDFT #telco4italy @MartaValsecchi @PeregoAle #AndreaRangone
— Osservatori Digital (@Osserv_Digital) May 21, 2015
I numeri
Entrando nel dettaglio dei consumi che trainano l’economia abilitata dal mobile, la metà del mercato è ancora legata ai ricavi derivanti da servizi tradizionali delle telco (prevalentemente telefonia e messaggistica), componente che, però, anche nel 2014, subisce un calo a doppia cifra (-16%), quando invece la spesa in connettività dati cresce del 14% e pesa il 16% del mercato, grazie all’aumento delle sottoscrizioni di offerte bundle per smartphone.
Ad oggi un quinto del mercato appartiene alla vendita di device mobili, è in forte crescita (+55%) il mobCommerce (la vendita di beni e servizi), sempre più utilizzato anche per gli acquisti non legati a un’offerta limitata nel tempo: arriva a pesare il 10% dei consumi della Mobile Economy e il 18% del totale eCommerce italiano. L’acquisto di contenuti mobile (giochi, video, news, musica.) si avvicina al miliardo di euro crescendo del 18%: gli acquisti dagli application store pesano per il 40% di questo segmento.
Marta Valsecchi, responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Mobile Economy del Politecnico di Milano prevede un vero boom in alcuni settori nei prossimi tre anni:
Ci aspettiamo che il pagamento mobile esploderà nei prossimi 3 anni, trascinato dai pagamenti in prossimità effettuati con lo smartphone (tra 2,5 e 5 miliardi di euro) e dalle transazioni effettuate attraverso i POS per acquistare beni e servizi (circa 2 miliardi di euro). Il Mobile Commerce manterrà le attese triplicando il proprio valore e arrivando a valere quasi il 40% del totale eCommerce nel 2017. Grandi aspettative sono, inoltre, rivolte al mercato dell’Internet of Things, che stimiamo aumenterà di oltre il 70% nei prossimi tre anni solamente guardando agli ambiti applicativi già avviati, ma le prospettive di crescita sono decisamente più grandi e potrebbero toccare molti altri settori, dalle smart city alla salute.
Le dinamiche di mercato
Quel che stupisce – anzi, forse non stupisce più – è considerare questi numeri alla luce delle dinamiche delle telecomunicazioni in Italia, che sono quanto mai caotiche. Nel 2014 il mercato ha perso il 10%, 4,5 miliardi solo negli ultimi due anni. Sul rapporto banda ultralarga / mobilità, investimenti, le telco e altre aziende si stanno facendo una guerra che la politica non è ancora riuscita a risolvere, a danno della qualità della connettività generale e quindi della remuneratività dei servizi che vi sono installati. Eppure, le prospettive non sono negative, secondo Andrea Rangone, coordinatore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico, a patto però che le authority intervengano e ci sia una vera politica sul settore che accolga le sfide, in particolare sulla rete 4G e le partnership coi content provider con attori quali Sky, Infinity, Netflix, Spotify. La strada è quella di una integrazione per valorizzare i servizi e aumentare i ricavi.