Attualmente il mercato pullula di dispositivi smart: dai telefoni ai tablet, fino agli orologi. In futuro potrebbe fare il suo ingresso un nuovo prodotto indossabile basato su una tecnologia avanzata, che però a differenza di quelli odierni non avrà come obiettivo principale l’intrattenimento, la comunicazione o le interazioni social. Si tratta dello smart glove “Third Eye" (“Terzo Occhio") progettato da un team di ricercatori della Penn State University.
L’obiettivo è quello di fornire alle persone non vedenti uno strumento che le aiuti a fare spesa, un’attività quasi quotidiana per molti, ma che in presenza di una disabilità come quella visiva può diventare problematica. Il funzionamento è presto spiegato: sul guanto è presente una videocamera che inquadra i prodotti sugli scaffali, riconoscendoli grazie ad un apposito software che impiega algoritmi avanzati. Un sistema che trasmette vibrazioni di entità variabile alla mano guida dunque verso la posizione in cui è possibile trovare gli articoli desiderati, permettendo di orientarsi all’interno dei negozi. In altre parole, una soluzione hi-tech che ha come scopo quello di migliorare concretamente la vita degli ipovedenti.
Non è la prima volta che qualcuno pensa alla realizzazione di guanti smart: lo ha fatto anche Google, nell’ormai lontano 2012, depositando un brevetto relativo ad una tecnologia legata alla realtà aumentata, forse da affiancare agli occhiali Glass. Da allora del lavoro portato avanti nei laboratori di Mountain View non si è più saputo nulla. Quello della Penn State University è invece in piena fase di test. Servirà diverso tempo affinché la tecnologia possa essere ottimizzata, perfezionata e infine integrata all’interno di un prodotto destinato alla commercializzazione. L’idea è comunque certamente da apprezzare e merita supporto. Queste le parole di Michelle McManus, consulente del progetto e membro della National Federation of the Blind, che spiegano l’utilità di Third Eye.
Dobbiamo sempre trovare qualcuno che ci aiuti nei negozi, poi è necessario spiegare a quella persona esattamente cosa si sta cercando. Apprezziamo il progetto Third Eye soprattutto perché è partito fin da subito con l’aiuto di persone cieche r ipovedenti, mentre altri ci vengono proposti solo in seguito, per scoprire che non funzionano correttamente.