L’Internet delle cose è una piattaforma di dialogo tra oggetti destinata a triplicare di anno in anno, producendo una quantità di Big Data inimmaginabile fino ad oggi. E il settore automobilistico ne verrà letteralmente travolto. Quel che conta è che la tech mobility abbia come linea guida la consapevolezza dell’uso di questi dati e la loro utilità, affinché si possa cavalcare l’onda dell’IoT invece di subirne passivamente l’incedere senza approfittare delle enormi opportunità che porta in seno.
Oggi è impossibile stabilire con sicurezza quale sia il driver tra i due fattori più imponenti della rete: l’Iot o i Big Data? La prossima edizione della Conferenza Internazionale sulla mobilità che si terrà a Roma è dedicata proprio all’Internet of Things, la rete di oggetti in dialogo tra loro che si candida a sostituire una parte consistente dell’intelligenza umana nelle scelte quando si tratta di spostare merci e persone. L’automobile è già un oggetto modificabile in questo senso: entro i prossimi 5 anni il 90% delle auto sarà always-on e intanto tutte le Web company e i costruttori stanno lavorando a interfacce pensate per la guida in autovettura capaci di processare i dati in entrata e uscita dai sensori distribuiti nel mezzo e sulla strada.
Già, perché le automobili connesse servono a poco se non sono connesse anche le strade. Ed al tempo stesso un’auto non sarà mai realmente a guida autonoma se non sarà in grado di dialogare con il contesto circostante, riconoscendolo ed interagendovi. È dal continuo monitoraggio dei dati prodotti dai sensori sulle strade che è possibile considerare una semplice autostrada come una moderna logistica, una rete automatizzata e intelligente che considera la singola auto come un pacchetto dati è considerato nel protocollo Internet.
Le smart highways
Le autostrade saranno in grado di produrre l’energia elettrica di cui avranno bisogno grazie ai pannelli solari e ai miglioramenti nelle tecnologie di conservazione ed erogazione dell’elettricità, che saranno vitali anche per la diffusione di vetture elettriche e ibride sulla strada. Le autostrade intelligenti che si stanno progettando hanno dell’incredibile e molti aspetti sono legati al dialogo tra sistemi interni ed esterni e molti altri sono prodotti dalla combinazione di tecnologia e design.
Basti ad esempio il progetto dello Studio Roosegaarde per farsi un’idea: strade che comunicano visibilmente la temperatura e la qualità dell’asfalto grazie a vernici termosensibili; corsie preferenziali a carica induttiva per le auto elettriche, così da scongiurare il problema della durata delle batterie; illuminazione controllata che considera presenza e densità del traffico per risparmiare ogni singolo watt.
Le autostrade del futuro sono in sostanza infrastrutture che permetteranno ai veicoli di trasmettere e ricevere informazioni su traffico, velocità, clima e potenziali rischi. Come risultato, le auto potranno viaggiare più vicine tra di loro e reagire più rapidamente alle variabili che le circonda. Questo aprirà il mercato a persone in precedenza non in grado di operare sui veicoli come gli anziani o i disabili; da questo il settore dell’automotive, insieme al mercato delle tecnologie stesse, conta di recuperare la perdita di vendita di autovetture private secondo il modello novecentesco.
Londra investirà 15 miliardi in 25 anni
Non più progetti utopistici, ma finanziati dai governi, come quello del ministero dei trasporti britannico, che tre mesi fa ha annunciato che riempirà le autostrade inglesi di sensori IoT, robot e auto connesse con un piano da 15 miliardi di sterline nei prossimi 25 anni. Entro quella scadenza Londra attende di avere manti stradali con ricarica induttiva, che d’inverno saranno utilizzati come resistenze per impedire il congelamento. Si prevede anche l’uso della nanotecnologia per mantenere le strade in buone condizioni con un processo guidato di autoriparazione.
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Le strutture stradali saranno come ingegneri sempre in allerta per affrontare le anomalie e dei micro robot saranno impiegati per ispezionare ponti e strutture sensibili. La prima autostrada già connessa è la A14, dove i sensori monitorano il traffico e lo comunicano ai telefoni cellulari presenti sui veicoli. Ovviamente le connected car dispongono di applicazioni con aggiornamenti sui pericoli, meteo e le condizioni del traffico nei loro stessi sistemi, quindi compito dei gestori sarà quello di mettere i dati nel cloud. Con la rete stradale sulla nuvola, la mobilità avrà raggiunto un nuovo stadio di sviluppo: per molti versi saranno queste le strade su cui dovrà transitare il futuro.