Nonostante le cause legali aperte o all’orizzonte, inerenti presunte infrazione del copyright per i brani trasmessi, le operazioni che porteranno Spotify alla quotazione in borsa non sembrano aver subito rallentamenti. Anzi, l’annuncio ufficiale potrebbe arrivare nell’immediato futuro. Il colosso dello streaming avrebbe già avviato nel mese di dicembre le consultazioni preliminari con la Securities and Exchange Commission, l’ente federale statunitense che vigila sul mercato azionario, al fine di giungere entro breve tempo all’offerta pubblica iniziale.
A riportarlo sono le fonti Axios e Reuters. L’IPO potrebbe essere avviata già nel primo trimestre del 2018 o, al più tardi, entro la metà dell’anno. La formula scelta dovrebbe essere quella del direct listing, inusuale per una realtà dalle dimensioni importanti come Spotify, ma tale da evitare le spese legate alle commissioni solitamente necessarie per la quotazione a Wall Street e l’esigenza di dover contare sull’appoggio di un istituto bancario per portare a termine con successo la procedura. Ad agevolare la manovra, stando alla fonte del rumor, ci sarebbero Goldman Sachs, Morgan Stanley e Allen & Co. Lo scorso anno il gruppo è stato valutato 19 miliardi di dollari e ad oggi costituisce la piattaforma di streaming musicale con più utenti al mondo: 140 milioni di iscritti attivi su base mensile (dati ufficiali risalenti al giugno scorso), 60 milioni dei quali a pagamento, il doppio rispetto ad Apple Music, uno dei principali concorrenti nel settore.
Dai vertici di Spotify non sono giunti commenti in merito all’indiscrezione odierna: nessuna conferma dunque, ma nemmeno una smentita. Tutto lascia presumere che la quotazione in borsa per l’azienda sia ormai alle porte. Per l’utente finale questo non dovrebbe provocare alcun cambiamento nelle modalità di fruizione del servizio o per quanto riguarda la formula di abbonamento da sottoscrivere per l’accesso alle funzionalità premium.