Una manciata di Euro nel 2012, oltre 1000 euro nel 2013, l’inizio della grande ascesa nel 2017: si chiama Bitcoin ed ha raggiunto i 10 mila euro nel dicembre 2017 per raddoppiare ulteriormente valore già nel giro di poche settimane. È servito ad acquistare droga sulla Silk Road, ma è anche conservato nelle casseforti dell’FBI, è sulla bocca di tutti ed il suo nome è tirato per la giacchetta da investitori, illusionisti delle opportunità facili, informatici, alta finanza, banchieri e trader. Non è regolato dalle banche, ma l’economia se ne interessa non poco. Impossibile non sentirne parlare: Bitcoin è quella cosa di cui tutti parlano, alcuni lo usano, pochi si fidano. Ma nel frattempo ha immediatamente polarizzato l’opinione pubblica tra chi pensa di arricchirsi, chi pensa che sia una bolla, chi ne teme le conseguenze e chi ne guarda con interesse l’infrastruttura tecnologica di fondo (la “Blockchain“) identificandola come il valore vero di questa rivoluzione.
Capire cosa sia il Bitcoin significa fare un lungo viaggio nel mondo della Rete, dalle zecche virtuali in cui viene prodotto fino ai confini geopolitici, dai marketplace più comuni ai luoghi più inesplorati del deep Web, perché la moneta virtuale più famosa del mondo – che moneta, in senso classico, non è – viene controllata e scambiata interamente e solamente da computer e server sparsi per Internet. Anonimo perché crittato; e pubblico, totalmente trasparente al sistema: il Bitcoin è una contraddizione in termini, una entità che il mondo del Web può comprendere perché fortemente radicata sull’impronta del P2P e lo scambio di informazioni (o denaro) senza intermediari. Il mondo esterno, invece, più che altro lo teme poiché in sé incarna una forza rivoluzionaria innegabile.
Ed è così che con la fine del 2017 tutto il mondo ha scoperto il Bitcoin: la moneta-non-moneta che ambisce a diventare la prima criptovaluta riconosciuta, scambiata e valorizzata a livello globale.
Bitcoin: le origini
Nel 2008 un programmatore sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto ha lanciato questa moneta virtuale (uscita ufficialmente il 3 gennaio 2009) basandosi su una intuizione: distribuirla come fosse una release, un software da installare in un certo numero di macchine perché poi, da lì, altri potessero operarvi da remoto. La creazione di valore di quello che era ed è semplicemente un lungo indirizzo che porta a questi miners è dato dal valore di scambio che ognuno è disposto ad attribuirgli rispetto a un bene concreto. Uno qualunque. Ovviamente, dopo le prime creazioni di Bitcoin gli scambi hanno costituito il valore via via crescente o decrescente secondo le logiche economiche elementari, con la differenza (non da poco) che, pur essendo in grado di essere convertito, è fuori dal controllo delle riserve monetarie mondiali.
Il Bitcoin altro non è se non un accordo tra chi lo utilizza (ed in questo non si differenzia dalla moneta reale): si attribuisce un valore nominale ad una entità di scarso valore al fine di utilizzarla per la transazione di denaro tra chi paga e chi riceve. Il valore è dato dalla legge della domanda e dell’offerta, risultando così chiaramente fluttuante.
Bitcoin, Miner e Wallet
Per capire come funziona il sistema Bitcoin occorre partire dalla comprensione di due elementi base: i “miner” e i “wallet”.
Per Miner si intende un calcolatore messo a disposizione del P2P di Bitcoin per l’operazione di verifica della correttezza di un’operazione. Agli albori del Bitcoin, bastava un modesto computer per poter svolgere questo ruolo, ma le potenze di calcolo necessarie sono sempre più alte (si parla di 5 quintilioni di operazioni al secondo, nel mondo) e si sono creati pool di professionisti che sono in grado di gestire e guadagnare da questo compito. È ancora possibile essere un miner singolo con un computer dotato di scheda e processore ASIC appositamente creati per il mining, ma i guadagni spesso non riescono neppure a coprire i costi del consumo elettrico per tenerli sempre accesi. Dietro al mining si celano tutte le operazioni relative a pagamenti, incassi e tracciabilità dei Bitcoin: è l’infrastruttura vera della criptovaluta, è l’incarnazione della banca distribuita sulla quale è costruita la moneta virtuale.
Per Wallet si intende il programma che permette di entrare nella rete Bitcoin. Il portafoglio contiene indirizzi e chiavi per effettuare le transazioni economiche, ad esempio spedire del denaro. Questo fa del wallet una banca personale per Bitcoin e può essere di diverso tipo: può essere installato sullo smartphone per piccoli pagamenti con QR Code, può essere un servizio web oppure può essere un software che offre pieno controllo del wallet offline, ma in questo caso backup e sicurezza del denaro sono piena responsabilità del possessore.
Conio, ad esempio, è una realtà italiana che può fungere da Wallet per chi intende approcciare la gestione dei propri Bitcoin con facilità: un portafoglio virtuale per gestire una moneta virtuale, facendo affidamento ad app (Android e iOS) e password per tenere al riparo il proprio valore e gestirne le transazioni con facilità.
Bitcoin: come funziona
Per usare un Bitcoin è necessario avere una chiave di decrittazione, che si può ottenere nei cosiddetti wallet. I portafogli di chiavi sono alla base del Bitcoin e anche il passaggio più delicato. In questi frangenti, infatti, si possono intromettere informatici con scopi di furto, tanto che i wallet hanno creato dei nuovi servizi, i più apprezzati dagli utenti, che permettono di scambiare Bitcoin senza installare software sul proprio computer o device mobile e con diverse garanzie al proprietario (non sempre infallibili).
Gli indirizzi sono sequenze alfanumeriche della lunghezza di circa 30 caratteri. Ogni transazione viene archiviata in un apposito registro denominato “block chain”, utile a verificare che l’intera procedura sia andata a buon fine e che il valore transitato sia stato effettivamente posseduto prima e depositato poi.
Per poter spendere un Bitcoin è necessario avere una chiave personale che porta all’indirizzo presso il quale è possibile effettuare una transazione. Se qualcuno vuole spedire un Bitcoin o riceverlo, è necessario che chiave e indirizzo collimino. Ovviamente perché ci sia una compravendita bisogna che le due chiavi e i due indirizzi si conoscano. Il peer-to-peer, a questo punto, consente la transazione economica e la registra. Senza la semplificazione dei wallet, che usano questi numeri complessi al posto dell’utente, il network non si sarebbe mai sviluppato. Invece, con il Bitcoin (e soprattutto, considerando il suo valore, le unità più piccole, i satoshis) è possibile comprare un oggetto in un negozio puntando su un semplice QR Code, ordinare il pranzo online o fare una donazione, senza particolare sforzo.
Più in generale, data la forte variabilità del valore, il Bitcoin è oggi più paragonabile all’oro che non ad una vera e propria moneta di scambio: rappresenta un investimento più che un modo per conservare denaro utile per acquisti. L’evoluzione del sistema sarà dettata ancora una volta dalla legge della domanda e dell’offerta, con l’estensione delle opportunità di pagamento che diventa un passaggio probabilmente fondamentale per l’imporsi della criptomoneta nella quotidianità.
Blockchain: dove sono i Bitcoin
Fisicamente i Bitcoin non esistono e non possono essere dunque in alcun luogo. Esiste invece la Blockchain, una sorta di grande archivio condiviso nel quale sono contenute tutte le informazioni utili a tracciare le transazioni, identificare i Bitcoin, certificarne il possesso e pertanto validarne valore e scambi. La Blockchain è l’essenza della criptovaluta poiché ne regola il funzionamento e la sicurezza. I Wallet sono quegli strumenti che consentono di sfruttare la Blockchain per utilizzare i Bitcoin, fungendo così da luoghi nei quali non è il Bitcoin ad essere conservato, ma le sue chiavi di accesso e di gestione.
Per usare i Bitcoin bisogna dunque accedere ad un wallet. Ce ne sono diversi tra quelli web: uno molto famoso fin dagli esordi negli USA è blockchain.info, ma ci sono anche Coinbase e molti altri. Il wallet, che comunica in modo semplificato il complesso scambio crittografato del Bitcoin, serve per andare nei luoghi dove i Bitcoin sono effettivamente acquistabili. Questi luoghi in un certo senso sono banche: si apre un conto, si deposita, si usa il denaro. MT.Gox, Bitstamp, ognuno fa offerte diverse. La loro utilità risiede nel fatto che una volta acquisiti Bitcoin bisogna anche sapere dove trasferirli per averli a disposizione ed effettuare depositi e prelievi, oltre che conversione in denaro di carta.
In alternativa al wallet è possibile conservare in proprio i Bitcoin, spostandone le chiavi di accesso su di una memoria fisica della quale è possibile avere stretto controllo e rigida vigilanza. Occorre infatti evitare la fine ingloriosa del povero James Howells, un sistemista inglese che ha buttato in discarica l’hard disk del suo computer salvo poi ricordarsi che quei pochi Bitcoin installati sul pc ora valgono svariati milioni di dollari. Ed il suo caso non è assolutamente isolato.
James Howells searches for hard drive with £4m-worth of bitcoins stored http://t.co/iVbiTxQ6T7 <searches through a rubbish tip!
— @bbcclick (@BBCClick) November 28, 2013
Cosa fare con i Bitcoin e dove spenderli
Coi Bitcon è potenzialmente possibile fare qualunque cosa: la moneta è infatti stata accettata da molti store online, dalle piattaforme di download musicale a quelle di gioco.
Anche coloro che non utilizzano i Bitcoin spesso aprono le porte a scambi con altre monete, meno famose ma più stabili, oppure lavorano per creare qualcosa di simile, come nel caso di Amazon. La stessa eBay – gruppo controllore di PayPal e fino ad oggi restìo a questo strumento di pagamento – starebbe pensando di consentire compravendite tra utenti che vogliano utilizzare questa o altre monete virtuali come Dogecoins e Coinyes. Essendo una trattativa privata, eBay si solleva da ogni responsabilità.
Per scoprire dove è possibile spendere i Bitcoin esistono diverse mappe collaborative, come BitcoinMaps, Bitcoin.travel, CoinMap.org: ci si accorgerà subito che il territorio italiano è povero di possibilità, ma la natura del Bitcoin non prevede nell’immediato questo tipo di frontiera: la sua essenza di riferimento per gli investimenti impone pazienza in attesa che il valore si assesti e si abbiano nuovi standard su cui ragionare in termini di pagamenti e transazioni.
Bitcoin, tra entusiasmo e critiche
Con il raggiungimento di un’ampia popolarità a livello internazionale, i Bitcoin sono finiti alla sbarra. Molti osservatori della Rete si sono pronunciati per un verso o per l’altro, con forti polarizzazioni spesso sfociate in un dibattito perlopiù sterile. Il noto blogger Charles Dixon, socio del fondo d’investimento della Silicon Valley Andreessen-Horowitz, ha difeso il Bitcoin in suo articolo, nel quale ipotizza che per superare i danni della finanza contro il settore tecnologico quest’ultimo deve avere il diritto di creare servizi che ignorino quelli delle società finanziarie:
I margini di profitto delle startup digitali sono di solito sotto il 5%, il che significa che le commissioni di pagamento consumano la metà del margine. Questo denaro potrebbe essere reinvestito nel business, passato al consumatore o tassato dal governo. Di tutte queste scelte, consegnarlo alle banche per poter avere il diritto di spostare bit su Internet è la peggiore scelta possibile. (…) I primi esperimenti di micropagamenti su larga scala dicono che il Bitcoin può fornire un sistema alternativo a supporto della tecnologia.
Eppure non è tutto rose e fiori. TechCrunch ha affrontato in passato più volte l’argomento principe contro questa moneta: la sicurezza. E l’ha fatto sottolineando con intelligenza che le società hanno impiegato secoli per proteggere il proprio denaro nelle banche, mentre coi Bitcoin sta accadendo tutto molto, troppo in fretta. E per quanto sia interessante l’aspetto open ed equity, Bitcoin viene così stroncato da Romain Dillet, che ha provato ad acquistare Bitcoin, metterli su un conto e convertirli in denaro dagli Usa alla Francia:
È stata un’esperienza traumatica, ancora più traumatica che usare i servizi dei cambi tradizionali. Ma ancora più importante, non vedo come potrei affidarmi a Bitcoin come protocollo di trasferimento di denaro con una volatilità così alta. Le tasse sono più basse, ma non importa se non si sa quanti soldi avrete sul vostro conto in banca alla fine! Finché Bitcoin rimarrà una valuta giovane e volatile i meccanismi di Bitcoin rimarranno belli sulla carta. Usarlo per le transazioni nel mondo reale sarebbe folle: penso che siamo ancora a un paio di anni di distanza dall’ottenere un Bitcoin stabile e attendibile.
Ci va molto più duro il NYT con l’editoriale di Paul Krugman, (un peso massimo del giornalismo americano), che senza tanti fronzoli afferma che «Bitcoin è il male», ma lo fa imponendo i giusti distinguo:
Se il Bitcoin è un bolla, è soltanto una bolla, ma quando leggo che sembra sia stato concepito come arma destinata a danneggiare le banche centrali e il denaro delle banche emittenti, con un programma politico libertario ideato per distruggere la capacità degli stati di raccogliere tasse e monitorare le transazioni finanziarie dei loro cittadini comincio a chiedermi se non stiamo confondendo le questioni.
I nemici politici
Bitcoin ha anche qualche avversario in giro per il mondo. La Banca centrale di Pechino ha vietato agli istituti di credito di garantire investimenti in Bitcoin o di investire in qualunque cosa abbia a che vedere con questa valuta, a causa dei rischi. Non ha però esteso questo divieto ai privati.
La notizia forse più sorprendente, è che il più grande wallet di Bitcoin del mondo è .. l’FBI. Grazie ai suoi sequestri conserva decine di milioni di dollari in valuta virtuale, una cifra così importante che sono preoccupati dallo scambiarli sul mercato. Un’uscita così massiva di moneta, infatti, avrebbe degli effetti deflattivi sulla quotazione, finendo paradossalmente per danneggiare l’intenzione della polizia federale americana di convertire in denaro questi sequestri, come prevede la legge americana, per il proprio autofinanziamento. Così dovranno trovare il modo di scambiarli poco alla volta, utilizzando diversi sistemi contemporaneamente.
Bitcoin in Italia
- Quanti euro vale un Bitcoin?
Nel momento in cui questo articolo è stato pubblicato nel 2013, il Bitcoin valeva 621 euro. Nel momento in cui lo abbiamo aggiornato nel 2017, il valore è pari ad oltre 19 mila dollari. Ma in realtà con questa moneta è impossibile pensare a una quotazione stabile. Per due ragioni: è molto nuova e instabile, e si basa sullo scambio di utenti, senza alcuna regolazione. Ogni volta che qualcuno intende comprare un Bitcoin scambiandolo con lavoro o un bene decide autonomamente il suo valore. - Dove è possibile acquistare Bitcoin in Italia?
Se non si intende acquisire Bitcoin facendo mining, il modo più semplice è utilizzare del proprio denaro tradizionale nelle piattaforme di scambio. In Italia può essere utile fare riferimento al già citato Conio. - Bitcoin è una buona opportunità di investimento?
A questa domanda è impossibile rispondere in poche righe. Probabilmente il Bitcoin è la peggiore forma di risparmio e la più innovativa forma di investimento. È uno strumento nuovo, nuovissimo e sperimentale. Affidargli i propri risparmi è decisamente sconsigliato, mentre sono già numerosi gli investitori che stanno festeggiando l’enorme ricchezza accumulata durante mesi di grande crescita. - I Bitcoin sono infiniti?
No. L’ideatore del Bitcoin ha previsto che la sua circolazione sia limitata a priori. Il motivo è complesso, ma può essere così riassunto: essendo molto inflattiva, se gli utenti non conoscessero già la sua circolazione massima (prevista in 21 milioni di esemplari), potrebbe essere usata per scopi speculativi da un ente centrale. Il sistema prevede che ogni 4 anni si dimezzi la creazione di nuovi Bitcoin. Nel 2013 erano già la metà della quantità massima e nel 2017 si toccheranno i 3/4 di questi 21 milioni. Ovviamente questo determinerà una deflazione della moneta: il suo valore reale aumenterà in modo spropositato, mentre quello di scambio si avvicinerà tendenzialmente allo zero, dato che sarà sempre più difficile possederla. La scarsità sarà però compensata con la sua divisibilità fino all’ottava cifra decimale.
Bitcoin: dalla cassaforte alla password
I Bitcoin, così come ogni altra moneta, vanno protetti gelosamente poiché rappresentano un bene al quale è affidato un valore nominale. La differenza principale rispetto alle monete reali è nell’assenza di un valore intrinseco (elemento contro il quale si è scagliato per primo Alan Greenspan, ex-presidente della Banca Centrale USA), ossia in un costo reale di produzione della moneta stessa. La qual cosa ha implicazioni teoriche sul sistema e sulle sue possibili evoluzioni, ma in realtà sono valutazioni più filosofiche che economiche.
Il valore nominale, in ogni caso, c’è ed è in forte crescita. Tale valore è determinato dall’incontro tra domanda e offerta, stabilito momento per momento dagli stessi utilizzatori. Una volta acquisito un valore, occorre pertanto tutelarlo affinché nessun altro possa appropriarsene per spenderlo in modo arbitrario. Siccome in questo caso si tratta di moneta virtuale, la tutela va affidata a sistemi di sicurezza che sono essenzialmente diversi da caveau, casseforti e nascondigli: tutto si sposta nel virtuale, tra password e crittografia.
Queste, pertanto, alcune delle precauzioni che Bitcoin.org suggerisce per una protezione basilare dei propri Bitcoin:
- Fai il backup di tutto il tuo portafoglio
«Il tuo portafoglio contiene molte chiavi private per ricevere lo scambio delle tue transazioni in modo tale da proteggere la tua privacy. Se hai solo un backup delle tue chiavi private per i tuoi indirizzi Bitcoin visibili, si potrebbe non essere in grado di recuperare gran parte dei tuoi fondi con il tuo backup»; - Cripta i backup online
«Qualunque backup conservato online corre il rischio di essere rubato. Poiché qualunque computer può essere vulnerabile a software maligno se connesso ad Internet, risulta allora buona pratica criptare qualunque backup che sia esposto alla Rete»; - Utilizza diversi luoghi sicuri
«Conservare un backup in un unico posto non è il massimo. Se disponi di più copie di backup, conservate in diversi luoghi, allora le probabilità che un qualunque sfortunato evento ti impedisca di recuperare il tuo portafoglio sono davvero basse. Potresti conservare i tuoi backup su chiavette USB, su CD o in documenti»; - Esegui dei backup periodicamente
«I backup del tuo portafoglio dovrebbero essere eseguiti con una certa regolarità, così da essere sicuri che contengano le variazioni più recenti ai tuoi indirizzi Bitcoin nonché gli indirizzi che hai creato da poco. Comunque, tutte le applicazioni utilizzeranno a breve dei portafogli per i quali sarà richiesto di fare un backup una sola volta»; - Non dimenticare mai la tua password
«Assicurati di non dimenticare mai la tua password perché altrimenti i tuoi risparmi andranno irrimediabilmente perduti. Diversamente dalla tua banca, con Bitcoin non ci sono modi per recuperare una password. Infatti, dovresti essere in grado di ricordare la tua password anche dopo molti anni di inutilizzo. Nel dubbio, potresti voler conservare una copia cartacea della tua password in un posto sicuro come una cassaforte»; - Utilizza una password complessa
«Ogni password costituita da sole lettere o parole riconoscibili può essere considerata molto debole e facile da scoprire. Una password sicura deve contenere lettere, numeri, punteggiature e deve essere lunga almeno 16 caratteri. Tutto questo però non dovrebbe impedirti di ricordarla»; - Un portafoglio offline per conservare i risparmi
«Un portafoglio offline, noto anche come cold storage, fornisce il più alto livello di sicurezza per i risparmi. Questo sistema implica il salvataggio di un portafoglio in un posto sicuro non connesso alla rete. Quando realizzato propriamente, può offrire un’ottima protezione contro alcune vulnerabilità del computer. Anche usare un portafoglio offline insieme con i backup e la crittografia è una buona pratica».
Infine, un consiglio impossibile da ignorare: se i Bitcoin sono un valore, allora vanno considerati alla stregua di qualsiasi altro investimento o somma di denaro in possesso. In caso di decesso, chi potrà aver accesso ad una moneta la cui intera natura è nascosta dietro una password?
I bitcoin potrebbero andar perduti per sempre se non si ha un piano di riserva. Perciò, in caso nessuno conosca il posto dove qualcuno ha conservato il portafoglio o la password non c’è nessuna speranza che questo patrimonio verrà mai recuperato.
Soluzione? Basterà aggiungere l’indicazione dell’apposita password all’interno del proprio testamento, per racchiudere in una busta i propri risparmi virtuali ad uso e consumo della propria discendenza.
Ultimo aggiornamento: 19/12/2017