Apple è accreditata del consumo di ben il 25% dell’intero mercato delle memorie Nand. La statistica giunge da una ricerca DRAMeXchange (citata sul blog News.com) secondo cui la produzione congiunta di iPod ed iPhone fa sì che 1 memoria Nand ogni 4 prodotte al mondo venga veicolata verso Cupertino.
Una tale porzione di mercato ha forti ripercussioni sia per i produttori che per i consumatori. Per Apple il vantaggio è innegabile: rappresentando la maggiore fonte di domanda, l’azienda è in grado di strappare accordi vantaggiosi rispetto agli altri concorrenti nell’acquisto, lasciando peraltro altri gruppi in penuria di forniture. Al tempo stesso, però, l’industria deve armarsi di maggiori forze produttive ed in questa fase di transizione la produzione risulta pertanto in congenito calo tendenziale.
Alta domanda e scarsa offerta impongono un rialzo dei prezzi, già avvenuto in due occasioni ed ora si attende un ulteriore rialzo. Se iPod ed iPhone rappresentano gli strumenti su cui le Nand vengono principalmente usate (condividendo il mercato soprattutto con il settore dei dispositivi mobile, su cui le Nand sono oggi preminentemente adoperate), il mercato potrebbe però presto estendersi pesantemente: Microsoft, Dell e Intel hanno già fatto sapere di voler dire la propria nel settore ed hanno fondato il NVMHCI (Non-Volatile Memory Host Controller Interface) Working Group per poter accedere all’offerta con vantaggi economici, strategici e tecnici.
Per il settore v’è da attendersi dunque un importante periodo di crescita per il quale occorrerà però scontare un necessario adattamento ai nuovi ritmi produttivi. Se il costo delle memorie è destinato ad aumentare a causa di tale transizione, nel lungo periodo il costo potrebbe invece godere dei vantaggi offerti dalle economie di scala spingendone al ribasso la valutazione e promuovendone così l’adozione di massa (anche con standard in preparazione per la fine dell’anno).