550 gigaflop, tanto per intendersi un equivalente di 1 miliardo di operazioni matematiche in un solo secondo. Questa la potenza che può scaturire dalla sinergia di 1200 computer messi in rete con l’intenzione di dare corpo ad un supercomputer che sfrutti tutti i chip a disposizione per effettuare le operazioni di calcolo.
L’idea è antica: figlia delle visioni di William Gibson e chimera il cui prototipo risiede sotto la definizione di “flash-mobs“, oggi l’utopia trova l’ennesimo tentativo nella palestra di una scuola di San Francisco. Sotto la direzione di Patrick Miller e con la collaborazione dei suoi studenti e di alcuni colleghi, il 3 Aprile verranno raccolti nella stessa palestra (Koret Gym) ben 1200 computer che un sistema operativo Linux riunirà in un unico grande elaboratore.
Il risultato dell’interconnessione delle varie macchine darà vita ad un network che funzionerà con lo stesso principio di cooperazione del noto seti@home, ma il tutto sarà reso istantaneo dalla connessione diretta che evita l’intermediazione della Rete Internet. L’esperimento, insomma, costituisce un record mai raggiunto finora.
L’idea originale è da attribuirsi a John Witchel, il quale con questo progetto ha inteso superare (con il solo apporto di volontari) i 35 gigaflop ottenuti da un esperimento denominato “Earth Simulator” e posto in essere in Giappone.
Ai volontari è stata richiesta una dotazione minima di 1.3 Gigahertz (Pentium o AMD) su una macchina preferibilmente di tipo laptop a causa dei minori consumi che il laptop comporta. Secondo i pronostici (i risultati saranno frutto di precise operazioni di benchmark per un omogeneo raffronto tra esperimenti) il supercomputer sarà in grado di effettuare in 4.8 secondi ciò che un normale desktop risolverebbe in circa 4000 ore.