Il 50% degli italiani avrà 100 Megabit di banda e tutto ciò entro il 2020. L’obiettivo è stato comunicato da una nota del Ministero dello Sviluppo Economico. Paolo Romani, viceministro con delega alle comunicazioni, ha spiegato come questa operazione permetterà all’Italia di rimanere all’interno degli obiettivi definiti dall’Agenda Digitale, iniziando così il lungo percorso che dovrà portare fuori il paese dagli attuali ritardi infrastrutturali e culturali legati alle nuove tecnologie della comunicazione.
La notizia giunge a poche ore di distanza dalle indiscrezioni secondo cui il Governo avrebbe ormai definitivamente messo da parte i propri investimenti sul tema, delegando alle Regioni ogni responsabilità in merito. Sebbene non sia chiara ad oggi la quantificazione monetaria dell’impegno dello Stato, traspare comunque un intervento diretto tanto nel finanziamento, quanto nel coordinamento delle operazioni.
Il gruppo tecnico (guidato dal ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento comunicazioni e costituito dai referenti dei principali operatori tlc nazionali) delegato ad effettuare i necessari approfondimenti tecnici, tecnologici, economici e finanziari per una più ampia e veloce diffusione delle reti di accesso in fibra ottica ha definito il modello infrastrutturale di base (cavidotti, fibre ottiche spente, collegamenti verticali, permutatori ottici e collegamenti ottici per stazioni radio base) che dovrà essere punto di riferimento dell’attività che Governo, Enti locali e operatori prevedono di sviluppare congiuntamente
Secondo quanto indicato nella nota diramata dal ministero, il quadro dell’incontro odierno è stato relativo alla comunanza degli obiettivi ed alla necessità di fare il punto circa le infrastrutture esistenti, il tutto per permettere una massima armonizzazione degli asset già sul territorio. Ma è questo soltanto un punto di partenza:
La prossima settimana avvieremo, tramite una consultazione pubblica, un veloce e accurato censimento delle infrastrutture in fibra ottica presenti nel Paese e dei relativi piani di investimento per lo sviluppo delle stesse nei prossimi tre anni. Questo atto è propedeutico all’identificazione delle aree oggetto di intervento secondo il modello su cui oggi è stato trovato l’accordo e a un celere e omogeneo sviluppo delle reti di nuova generazione sul territorio nazionale
Punto primo: il censimento delle infrastrutture. Punto secondo: una necessaria consultazione con i piccoli operatori, per valutare con essi le possibilità di partecipazione all’intervento. Punto terzo: una seconda riunione Governo-Operatori «con l’obiettivo di sancire i principi e le tappe necessarie per l’avvio concreto della partnership pubblico-privata che possa operare sulle infrastrutture passive necessarie alle reti di nuova generazione».
Le parole del viceministro sembrano indicare una nuova via di cooperazione avviata per dar forma ad una collaborazione tra istituzioni ed imprese al fine di portare alla realizzazione di una infrastruttura di mutuo interesse. La scadenza e gli obiettivi sono realistici e, dopo anni di inutili promesse, la cosa sembra definire un buon punto di partenza. Rimane però il grave dubbio legato a quel 50% di italiani tagliati fuori dalla cosiddetta “Italia digitale”: il digital divide nelle zone periferiche rischia di accentuarsi, il che andrebbe a minare a priori la situazione. In tal senso, però, il gruppo tecnico convocato dal ministero non si è ancora espresso ed è auspicabile un grado di attenzione paritetico anche in riferimento alle zone di maggior difficoltà: un’Italia a due velocità non servirebbe probabilmente a nessuno.
I lavori sono stati avviati ed il contesto è descritto come concorde e cooperativo: gli interessi colimano sullo stesso modello, ed è su questo modello che prenderà forma la rete internet italiana di nuova generazione. Alla luce dei precedenti, è questa una prima importante notizia di cui far necessariamente tesoro.