Secondo uno studio di ACNielsen Research International, commissionato da eBay, sarebbero ben 16.500 gli italiani che si conquisterebbero una considerevole fonte di guadagno, primaria o secondaria, grazie ad eBay.
In particolare 14.500 italiani condurrebbero un’attività su eBay capace di produrre un reddito primario o secondario per sé stessi, mentre 2.000 italiani lavorerebbero in aziende con il proprio core business sito su eBay.
Al di là dei numeri era ormai evidente da tempo che gli italiani hanno saputo ritagliarsi un ecosistema all’interno del popolare sito d’aste, nonostante le tante polemiche e proteste che assediano costantemente eBay, la sua situazione di monoplio continua a mantenerlo come unica scelta sostenibile per chi desidera guadagnare professionalmente da aste online.
Tuttavia, l’avere considerevolmente aumentato tariffe e commissioni, accanto al non avere offerto una seria tutela contro gli abusi, ha trasformato molto eBay negli ultimi anni. Oggi, essenzialmente, sopravvivono i grossi distrbutori che, grazie ai loro ingenti volumi d’acquisto, riescono a praticare prezzi bassi, accanto a piccoli venditori che vendono prodotti di dubbia provenienza in torbide strutture societarie.
La micro-imprenditoria sana è stata di fatto spazzata via, eccezion fatta per alcuni settori verticali molto specializzati. Difficile, ad oggi, trovare un piccolo negoziante che vende cellulari su eBay, in modo trasparente e professionale: o sono aziende specializzate o sono aziende “fai-da-te”.
Personalmente ritengo che eBay, in particolare eBay Italia, abbia perso quasi tutta l’originale nobile filosofia, di punto d’incontro tra domanda e offerta per privati, diventando più un vero e proprio sito di e-commerce (che non si fa carico dei rischi tipici di questo tipo di impresa), riducendo molto i margini al venditore occasionale.