Il mondo online è un luogo in cui convivono ormai oltre 2 miliardi di persone. La stima giunge dalla International Telecommunication Union (ITU), secondo cui la cifra sarebbe raddoppiata nel giro di 5 anni. Ed il numero, ovviamente, può essere letto anche sul versante del bicchiere mezzo vuoto: 4,9 miliardi di persone ancora non sono online, ma potrebbero esserlo relativamente presto.
Soltanto nel corso dell’ultimo anno la popolazione mondiale connessa è cresciuta di 226 milioni di unità, mettendo un +15% annuo fortemente differenziato al proprio interno. Ogni 10 nuovi utenti connessi, infatti, ben 7 provengono dai paesi in via di sviluppo (ove il tasso di crescita è pertanto molto alto) e soltanto 3 dalle aree sviluppate. Questo per due motivi concomitanti: da una parte vi sono economie galoppanti che richiedono sempre maggior connettività, dall’altra vi sono mercati in via di saturazione la cui crescita inizia a fare i conti più con aspetti qualitativi che non quantitativi.
Sono online il 65% degli europei, il 55% degli americani il 22% degli asiatici ed il 10% degli africani. I dati ITU indicano come ad oggi il 71% degli utenti proviene dalle aree più sviluppate del pianeta, mentre il 29% è nelle aree in via di sviluppo. Nelle aree disagiate la penetrazione della rete presso le abitazioni è ancora molto bassa e, per questo motivo, le infrastrutture scolastiche hanno un peso fondamentale nel proporre il nuovo modello culturale, i nuovi strumenti e le nuove opportunità che la rete può concedere.
Il nesso tra sviluppo della rete e sviluppo dell’economia è qualcosa di ampiamente dimostrato in tutto il mondo. Per questo motivo diventa in questa fase essenziale per i paesi in via di sviluppo investire in banca larga ed in reti di nuova generazione, poichè il successo è fatto di bit e le potenzialità ancora da esprimere sono enormi. I paesi più disagiati potrebbero scommettere subito sul mobile intravedendo in questa frontiera una scorciatoia per raggiungere subito importanti risultati senza inseguire le infrastrutture.
Per i paesi avanzati, invece, il discorso è ormai legato ad un doppio binario: lo sviluppo di reti sufficientemente capienti e l’annullamento dell’analfabetismo digitale che ancora permea specifiche sacche di popolazione: il digital divide è spesso al tempo stesso causa e conseguenza di una situazione economica difficoltosa, ma invertire questo meccanismo con meccanismi virtuosi innescherebbe sicure ricadute positive sull’intero sistema paese che intende scommetterci.
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