«Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge, su proposta dei Ministri Tremonti, Scajola e Calderoli, che contiene importanti misure di sostegno all’attività produttiva ed ai consumi, tese a migliorare la qualità della vita e dell’ambiente e la sicurezza del lavoro in un’ottica che premia settori ed imprese maggiormente innovativi e che sostiene settori più colpiti di altri dalla congiuntura economica». La conferenza stampa della scorsa settimana è stata l’occasione per annunciare il piano di stimolo che il Governo italiano ha pensato per i prossimi mesi, stanziando 300 milioni a pioggia su alcuni specifici settori. Con una piccola sorpresa: compresa nel pacchetto di stimolo v’è anche la banda larga.
L’intervento del Governo è però del tutto particolare. In un paese come l’Italia, ove il principale problema per l’accesso al Web è identificabile nella compresenza di analfabetismo informatico ed assenza delle necessarie infrastrutture, uno stimolo economico appare come un meccanismo scarsamente utile se non per il breve periodo. Per la banda larga, infatti, sarebbero necessari investimenti di grande spessore, centinaia di milioni di euro che, sebbene promessi a più tornate, rimangono ad oggi fermi al CIPE a causa del sopraggiungere di altre emergenze a cui è stata data precedenza.
Digital divide e deperimento della Rete di fronte alle necessità che il Web porta oggi sul mercato non trovano risposte. Ciò nonostante, dal Governo sono arrivati 20 milioni come «Contributo per i giovani che acquistano nuovi pacchetti di Adsl». L’obiettivo dichiarato (pdf) è quello di «Sostenere la diffusione tra i giovani dell’utilizzo di internet veloce». Sebbene al momento non sia dato a sapersi molto di più, risulta comunque strana l’identificazione dell’ADSL come tecnologia univoca identificata per il contributo (ignorata la connettività Wifi, ad esempio, per le zone ove l’ADSL non fosse disponibile?) e non è chiara quale sia la fascia di età coinvolta dagli incentivi, il cui inizio è comunque già fissato per il 6 Aprile prossimo.
La procedura per l’accesso all’incentivo è stata delineata dal Governo come un meccanismo che prende piede dal consumatore, trasferendosi quindi al fornitore del servizio, il quale potrà quindi rivalersi sullo Stato per ottenere il dovuto. Spiega Governo.it nel comunicato successivo alla conferenza stampa: «La procedura partirà dal consumatore che potrà rivolgersi al rivenditore chiedendo di poter utilizzare l’incentivo; il rivenditore ne verificherà la capienza per via telematica o telefonica in un tempo fissato e comunicherà al consumatore la disponibilità dell’incentivo, che si tradurrà in uno sconto sul prezzo di acquisto. Il rivenditore recupererà poi l’incentivo presso gli sportelli delle Poste, una procedura che il Governo provvederà a tutelare e a garantire in maniera adeguata».
800 milioni sono stati promessi, ma sono ormai dimenticati. 400 milioni sono stati annunciati, ma rimangono bloccati. 20 milioni stanno per arrivare, ma sarà una pezza ad una situazione la cui gravità è ormai cronica e le cui politiche di intervento si scontrano con l’assenza di investimenti tanto dal privato quanto dal pubblico. Nel mezzo v’è l’utenza, la quale si trova tra le mani pochi spiccioli di incentivo a fronte, in troppi casi, di una carenza di servizio priva di alternative.