«L’industria della musica ha lanciato oggi una nuova ondata di cause legali e procedimenti penali contro responsabili di filesharing, la condivisione di file, per scoraggiare la violazione online dei diritti di proprietà sulla musica»: secondo Reuters i denunciati sarebbero 2000 in 10 diversi paesi, portando così il totale delle persone coinvolte ad oltre 5500 in 18 paesi.
La comunicazione ufficiale dell’accaduto giunge dall’International Federation of the Phonographic Industry (IFPI), secondo cui l’impatto del file sharing ha portato (facendo esplicito riferimento al Portogallo) effetti «devastanti» sul mercato legale. L’IFPI segnala inoltre come migliaia di utenti abbiano già chiuso con il patteggiamento le proprie pendenze e che la cifra approssimativa della risoluzione si sia aggirata sui 2600 euro.
Nessuna indicazione specifica viene fornita circa il coinvolgimento, pur confermato, dell’Italia nella “retata”. Oltre al nostro paese compaiono nella lista nazioni quali Austria, Danimarca, Germania, Svezia e Svizzera. Il comunicato fa riferimento all’Italia indicando il fermo di una serie di server (70) sui quali sarebbe stato trovato materiale per 30 terabytes di materiale condiviso da migliaia di utenti, nonchè vario materiale pedopornografico. L’azione odierna ha preso di mira nella fattispecie i server FastTrack (Kazaa), Gnutella (BearShare), eDonkey, DirectConnect, BitTorrent, Limewire, WinMX, e SoulSeek.
Nel contempo negli Stati Uniti due trentenni hanno ammesso le proprie responsabilità nel contesto di uno smercio di oltre 200.000 cd contraffatti sia in ambito software che in ambito musicale. Ye Teng Wen e Hao He, entrambi californiani, si sarebbero dichiarati colpevoli di 5 diversi reati chiudendo così uno dei casi più eclatanti della quotidiana battaglia alla pirateria intrapresa dalle major dell’industria musicale.