La decisione del Dipartimento di Giustizia statunitense (DOJ) di non richiedere più lo smembramento di Microsoft fornisce un illuminante esempio di come le leggi dell’economia si sovrappongano ormai (e si sostituiscano, a volte) a quelle della giustizia e della politica.
In una severa sentenza emessa nel giugno dello scorso anno, il giudice Thomas P. Jackson aveva stabilito che Microsoft fosse spezzata in due distinte società: una che si occupasse dei sistemi operativi, l’altra dei software e dei prodotti per il Web. Questo per evitare un abuso di posizione dominante della società di Redmond nei confronti dei concorrenti. Un anno dopo, la Corte d’Appello alla quale Microsoft si era rivolta per ridiscutere il caso, aveva sostanzialmente confermato le accuse di condotta anticoncorrenziale, ma aveva stabilito che il processo fosse nuovamente celebrato, con un nuovo giudice, in quanto alcune dichiarazioni di Jackson alla stampa ponevano dubbi circa la sua imparzialità.
Il caso era finito perciò tra le mani di un nuovo giudice, scelto in maniera casuale tra dieci papabili: Colleen Kollar-Kotelly, giudice distrettuale del tutto nuova a casi di antitrust. In altre parole, il nuovo magistrato avrebbe dovuto rileggersi tutte le carte del processo prima di poter prendere qualunque tipo di decisione. Per Microsoft, questo avrebbe significato l’avverarsi di un incubo: la sospensione cautelativa del lancio del nuovo sistema operativo Windows XP, previsto per il prossimo 25 ottobre. Per il 14 settembre, il giudice aveva convocato tutte le parti, ovvero Microsoft, il DOJ e 18 stati.
La rinuncia del DOJ, ricaccia nell’ombra questa ipotesi. Alla notizia, molti hanno parlato di regalo fatto dalla nuova amministrazione repubblicana a Bill Gates. Ma la situazione è con tutta probabilità più complicata, e non del tutto tranquillizzante per Microsoft.
Innanzitutto, nonostante la decisione del DOJ, le attenzioni verso il gigante del software non si azzerano; le dichiarazioni in proposito sono state chiare: l’agenzia vuole «prendere provvedimenti per ottenere benefici rapidi, effettivi e certi per i consumatori». In altre parole, la sentenza di smembramento era certo dura, ma la sua messa in atto era ancora tutta da pianificare; come ha dichiarato Emmet Stanton, legale antitrust della Fenwick&West di Palo Alto, California: «Probabilmente hanno calcolato che il rimedio che si poteva ottenere entro due anni non sarebbe stato più severo di quello che si potrà ottenere prima».
In secondo luogo, è vero che il DOJ rinuncia allo smembramento, nonché alla causa per l’integrazione di Internet Explorer in Windows 95 e 98; ma, allo stesso tempo, introduce altri punti d’attenzione, chiedendo che la corte tenga d’occhio le nuove mosse di Microsoft fino alla conclusione del processo. Il che vuol dire che sotto la lente d’ingrandimento della giustizia Usa dovrà puntarsi anche su Windows XP, nonché sulla nuova piattaforma .Net; sistemi, questi, che già si sono attirati gli strali di numerose associazioni di consumatori e di alcune azienda concorrente.
A questo punto, Microsoft ha tutto l’interesse nel raggiungere un accordo con le parti che renda superflua una nuova sentenza. Si pensa ad aperture verso software concorrenti, o quanto meno a politiche meno ostili; qualcuno addirittura parla di rendere open-source una parte del codice di Windows.
Dal canto proprio, l’amministrazione Bush lancia un forte segnale politico, mostrandosi più tollerante nei confronti dei grandi gruppi industriali di quanto lo fossero i predecessori democratici. Inoltre, Microsoft ha dipinto Windows XP come un potente volano che potrà rilanciare tutto il mercato tecnologico; in un momento di forte stagnazione dell’economia statunitense, il DOJ ha voluto probabilmente scongiurare il blocco del nuovo sistema operativo.
L’economia detta i tempi della giustizia e della politica. In tutto questo, il rischio per Microsoft è che Windows XP fallisca nel suo intento di rilanciare tutto il settore delle nuove tecnologie, non riuscendo ad onorare la cambiale in bianco firmata da Bush. A quel punto nulla potrebbe evitarle nuovi e più gravi guai.