2003, l'anno del camera phone

Le vendite di cellulari con macchina fotografica superano quelle delle digitali tradizionali. Dal Giappone all'America i numeri di un successo. I big si sfidano con nuove proposte e servizi. E dopo i blog potrebbero esplodere i moblog.
2003, l'anno del camera phone
Le vendite di cellulari con macchina fotografica superano quelle delle digitali tradizionali. Dal Giappone all'America i numeri di un successo. I big si sfidano con nuove proposte e servizi. E dopo i blog potrebbero esplodere i moblog.

Chi è il primo produttore mondiale di macchine fotografiche digitali?
Dimenticate i marchi tradizionali del settore. A svettare in questa particolare
classifica è un nome che non ti aspetti: Nokia. La ‘rivelazione’
viene da Anssi Vanjoki, vice-presidente esecutivo del colosso finlandese.
In occasione dell’annuale assemblea degli investitori, ha mostrato a tutti,
con cifre e slide puntuali, le strategie dell’azienda: convergenza, giochi,
multimedia mobile. E un segmento di mercato da tenere d’occhio: quello dei cellulari
con fotocamera, il cui valore potenziale è stimato in 25 miliardi di
Euro.

Niente male, specie se si considera che il primo apparecchio di questa categoria
(lo Sharp J-SH04) risale ad appena tre anni fa e venne considerato da
molti il solito, inutile gadget giapponese che mai avrebbe sfondato fuori dai
confini di quella terra. La realtà è che nel 2003 le vendite di
questi dispositivi hanno superato quelle delle macchine digitali tradizionali.
Il sigillo del successo a quest’anno straordinario lo ha messo il magazine americano
Fortune, dichiarando il camera phone "migliore tecnologia del 2003".
Ora, con il costante miglioramento della qualità dell’immagine e la creazione
di nuovi servizi, molti scommettono sul boom definitivo.

Si comincia anche a fare la rassegna delle applicazioni più interessanti
e curiose. L’elenco più completo è senz’altro quello raccolto
su Picturephoning.com, un blog tematico di straordinaria ricchezza. Si
va dalle signore in shopping che chiedono consiglio alle amiche sul vestito
che stanno provando agli agenti immobiliari che possono mostrare in pochi secondi
una casa a clienti o a colleghi, fino ai pompieri scozzesi che con gli MMS danno
ai medici i primi dettagli sulle condizioni di eventuali feriti. In Gran Bretagna,
la BBC ha da tempo aperto le porte del suo sito ai contributi del pubblico,
ai tanti reporter armati di camera phone sparsi per le strade del mondo, mentre
molti dei reportage fotografici più interessanti sui grandi incendi californiani
del mese di settembre sono stati fatti proprio con l’ausilio di cellulari con
MMS.

Una faccia del successo è certamente rappresentata anche dalle crescenti
preoccupazioni in tema di privacy. In diversi paesi sono stati presi provvedimenti
volti a impedire un uso improprio delle foto scattate via cellulare. Il nostro
Garante ha emanato un parere ad hoc nel marzo scorso. La ratio del provvedimento
è chiarissima. Garantita la libertà di scattare foto per uso personale,
ma "quando si tratta invece di fotografie o filmati che vengono comunicati
in via sistematica ad una pluralità di destinatari o diffusi, per esempio
mediante la pubblicazione su un sito Internet, o anche di invii tali da dar
vita ad una comunicazione a catena, le cose cambiano. In questo caso è
obbligatorio informare gli interessati e chiedere il loro consenso". Non
è successo così, evidentemente, ad una signora coreana che è
stata immortalata sotto la doccia per poi rivedersi la foto pubblicata su Internet.
Il governo di Seul ha ora stabilito che gli apparecchi telefonici dovranno emettere
un suono ben evidente al momento dello scatto, in modo da rendere ognuno consapevole
di essere eventualmente al centro di un set fotografico.

Un altro elemento interessante della relazione di Vanjoki è l’enfasi
con cui ha parlato dei moblog, una delle evoluzioni possibili di un altro ‘fenomeno’
in crescita, quello dei blog appunto. Rispetto al modello tradizionale, un moblog
si caratterizza per la possibilità di essere aggiornato con testo, immagini
e da poco anche audio e video, tramite dispositivi wireless, quindi cellulari,
smart-phones o palmari. Il manager di Nokia ne ha parlato come di un’applicazione
in grado di dare ai cellulari con fotocamera il valore aggiunto che molti utenti
si aspettano. Punto cruciale, questo: perché una volta che si ha in mano
un apparecchio di quel tipo è fatale prima o poi chiedersi "Ma ora
cosa ci faccio…".

Non è una posizione isolata questa di Nokia. Molte aziende stanno forse
iniziando a riflettere su un fatto che era in parte già emerso con il
boom degli SMS. Gli utenti hanno mostrato di voler usare il cellulare per comunicare
più che per ricevere contenuti. Cosa che spiega, insieme ad altre, il
sostanziale fallimento del WAP. In questa prospettiva, un moblog non è
visto come un semplice album fotografico su cui stipare immagini, ma come un
modo per comunicare e stabilire relazioni. Su questa via si sono incamminate
anche Libero e Microsoft.

Il portale di Wind ha lanciato nella primavera scorsa il suo servizio di blog,
ma a differenza di tutti gli altri concorrenti ha puntato sin dall’inizio sull’integrazione
con il mobile. Una volta creato il proprio spazio, è possibile aggiornare
il sito da qualunque luogo con SMS e MMS.

A Redmond, invece, i moblog sono dati in arrivo imminente. L’annuncio è
comparso a metà novembre sul sito ufficiale delle comunità Windows
Mobile ed è del tutto coerente con le ultime mosse di Microsoft. Grande
spinta al sistema operativo e al software Windows Mobile che gira su smart-phones
e PocketPC, accordo in grande stile con Vodafone per lo sviluppo di applicazioni
e servizi, apertura alle comunità di sviluppatori.

Se i moblog ripeteranno il successo del loro ‘fratello maggiore’ è difficile
dirlo. Molto dipenderà dalla capacità di produttori e fornitori
di servizi nell’offrire soluzioni semplici ed economicamente accettabili. La
certezza è che nonostante lo sbarco dei colossi non mancheranno gli spazi
per i piccoli in grado di contrapporre a budget stratosferici la fantasia e
l’abilità di capire i gusti del pubblico. In fondo i blog non li ha inventati
Microsoft.

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