La Guardia di Finanza ha messo fine alle dicerie sulla retata anti-pirateria che tanto ha fatto parlare negli ultimi giorni. E lo ha fatto in modo netto, con un breve comunicato stampa: «I controlli, che non hanno riguardato gli utilizzatori di sistemi file sharing tipo “peer to peer”, ma esclusivamente i soggetti dediti alla produzione e vendita di prodotti tutelati dal copyright, si sono sviluppati attraverso il monitoraggio di 12 siti web e l’intercettazione di 28 account e-mail».
La retata ha dunque avuto come obiettivo alcuni insospettabili che, grazie al mercato illecito di CD masterizzati e smart card clonate, gestivano un traffico da 100.000.000 di euro.
Il caos era nato da alcuni articoli pregni di termini confusi che avevano fatto storcere il naso ai più attenti ma avevano messo in allarme molti navigatori del web. La Guardia di Finanza, con precisazioni perlomeno ambigue sull’impossibilità tecnica di una persecuzione reale di un numero troppo alto di indagati (o indagabili), avevano fomentato l’atmosfera nebulosa attorno al caso.
La vicenda si chiude ora con un finale che sa di assoluzione temporanea per il P2P: le illazioni rimangono tali, ed il fatto illecito ancora una volta va ad identificarsi nell’utilizzo dei file non per uso personale, ma a fini di lucro.