"Stiamo entrando nella fase in cui la gente vedrà finalmente il
Web Semantico all’opera". Tutti quelli che hanno conosciuto o visto
parlare Tim Berners Lee, raccontano di una persona che crede nelle sue
idee e che riesce a comunicarle con incredibile entusiasmo, anche quando ai più
potrebbero sembrare semplici utopie. È probabile, allora, che la frase
riportata qui sopra sia stata pronunciata con l’enfasi e la passione che contraddistinguono
il creatore del Web. L’occasione, del resto, era di quelle importanti. Il W3C
ha infatti rilasciato due nuove, fondamentali, raccomandazioni ufficiali, quella
del linguaggio RDF (Resource Description Framework) e quella di OWL
(Web Ontology Language). Per RDF si tratta in realtà di una revisione completa
di precedenti specifiche che la raccomandazione del 10 febbraio va dunque a sostituire.
Perché si può parlare di ‘evento’? Tutto va riportato all’idea
su cui Berners Lee sta spendendo da circa cinque anni tutto il suo carisma: quella
del Web Semantico, l’estensione/evoluzione del web attuale che dovrebbe portarci
nel giro di qualche anno a modi assolutamente nuovi di fruire l’Internet e i suoi
contenuti. Bene, per capire l’importanza di RDF basterà dire che rappresenta
ciò che HTML è stato per il web ai suoi albori. OWL è l’altro
pezzo cruciale di un puzzle complesso che da qui in avanti dovrà essere
completato (a questi due linguaggi HTML.it ha dedicato diversi articoli della
sezione PRO e a quelli vi rimandiamo per approfondimenti tecnici).
Che il prossimo passo sia quello di dare maggiore concretezza ad un progetto
apparso finora nebuloso e poco chiaro, lo conferma lo stesso titolo che accompagna
il comunicato ufficiale del W3C. Il Web Semantico viene presentato come una "infrastruttura
commerciale" su cui basare negli anni a venire applicazioni orientate al
mercato di massa. La parola d’ordine sembra essere: Fuori dalle università!
È proprio in ambito accademico, infatti, che il Web Semantico ha già
iniziato a muovere i primi passi con una serie infinita di iniziative e progetti
di ricerca spesso di grande interesse. Accanto alle università si sono
mosse la comunità scientifica, istituzioni culturali, musei. Il mondo dell’impresa
ha pure abbracciato da tempo la sperimentazione delle tecnologie del nuovo web,
pur facendolo quasi sempre su progetti di ricerca e per migliorare la gestione
dei documenti interni o l’interscambio dei dati in ambito B2B. La lista dei testimonial
che hanno salutato con favore le due raccomandazioni può fornire un’idea
del calibro degli attori impegnati e dell’ampio campo applicativo in cui il Web
Semantico troverà posto: ricerche più efficaci, condivisione dei
dati semplificata, gestione e collegamento di contenuti in forme nuove, knowledge
management.
E l’utente ‘normale’? Quello che va quotidianamente in rete per lavoro, piacere
o per informarsi e acquistare prodotti? Quando potrà toccare con mano i
vantaggi del nuovo web? Questo è il punto chiave. E anche quello che suscita
maggiore scetticismo. Se esso sia giustificato o meno lo vedremo solo tra qualche
anno. C’è però da dire che le considerazioni di alcuni non tengono
conto di un elemento importante, è come se venissero fatte dimenticando
la storia del web. La creatura di Tim Berners Lee vide pure essa la luce nell’ambiente
accademico e scientifico (il CERN di Ginevra). È in quell’ambiente che
l’idea e le prime applicazioni iniziarono a circolare. Poi vennero le imprese
che ne intuirono il potenziale. E, soprattutto, entrò in gioco un terzo
soggetto: la comunità hacker. Secondo Kendall Grant Clark, che usa
il termine nella sua accezione originaria, quella di una comunità di persone
che sviluppa software libero per divertimento o per profitto, si tratta dell’anello
mancante. Non che non vi siano sviluppatori indipendenti coinvolti in progetti
orientati al Web Semantico. Il fatto è che, per ora, siamo distanti anni
luce dallo scenario in cui videro la luce Apache, UNIX, PERL, i mattoni del web,
tutti quanti frutto dell’opera appassionata e straordinaria di centinaia di programmatori.
Ecco, aggiunge Clark, è come se il Web Semantico, con la sua astrazione,
non avesse "incendiato la loro immaginazione". Anche su questo punto
Tim Berners Lee non lesina ottimismo: "When once people saw how it worked,
they understood its power". Così accade al ‘vecchio’ web. Ci piacerebbe
che accadesse pure a quello che verrà.