Mentre in Europa è al vaglio una direttiva che senza timore si può definire la DMCA europea (la cui conseguenza sarebbe un adeguamento della legislazione dei singoli stati dell’Unione entro 2 anni dall’approvazione), in Italia fa discutere la bozza approntata dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Giuliano Urbani per la prima legge nostrana in materia P2P: «Misure di contrasto alla diffusione telematica abusiva di opere cinematografiche e assimilate».
La bozza del testo, annunciata nei giorni scorsi e ora pubblicata nella sua interezza da Interlex, ha un sapore decisamente repressivo e le misure adottate denotano la seria intenzione degli organi governativi di usare il pugno di ferro nei confronti del file sharing.
Ecco i punti principali della legge:
- Gli utenti utilizzanti reti peer-to-peer per lo scambio di file illegali sarà punito «con la sanzione amministrativa pecuniaria di euro 1500, nonché con la confisca degli strumenti e del materiale e con la pubblicazione del provvedimento su un giornale quotidiano a diffusione nazionale e su di un periodico specializzato nel settore dello spettacolo. La sanzione amministrativa è aumentata a euro 2000 se le violazioni di cui al presente comma sono commesse mediante l’uso di comunicazioni criptate o con modalità idonee ad occultarle»;
- Chiunque promuova o incentivi la condivisione di file illegali verrà punito con una sanzione di 2000 euro e con tutte le sanzioni accessorie di cui al punto precedente;
- Il monitoraggio dell’attività degli utenti è affidato ai fornitori di connettività i quali, in caso di mancato controllo, rischiano ammende dai 50.000 ai 250.000 euro.
Inutile sottolineare come immediate si siano sollevate le polemiche sul testo proposto in Senato. Già inizialmente la proposta era all’ordine del giorno per il 5 Marzo, ma le feroci contestazioni scoppiate dagli ISP hanno fatto slittare la discussione con grande scontro del Ministro.
Se i Service Provider non intendono ricoprire il ruolo di vigili dei propri utenti, da parte dell’utenza c’è il timore per un effetto “Grande Fratello” derivante dall’accumulo di informazioni personali conservate negli archivi degli ISP costretti a prolungare il tempo di latenza dei dati di navigazione prima della cancellazione.
Sul versante opposto si felicitano per il provvedimento i produttori, le case discografiche e quanti vedono nel P2P il grande nemico del mercato dei contenuti artistici.