Passata la sorpresa iniziale seguita alla presentazione di Gmail, il servizio webmail da 1Gb di Google, scaturiscono ora le prime analisi approfondite ed i primi dubbi relativi al servizio. L’accento è posto, al momento, sulla questione privacy in quanto emerge dalla policy Gmail più di un dubbio circa la tutela della privacy e l’uso dei dati raccolti. Vista l’entità prettamente privata dei messaggi mail, inoltre, il tutto richiede inoltre ulteriore attenzione.
I dubbi principali scaturiscono da una precisa frase contenuta nel documento di policy presentato: «Copie residue delle mail rimangono sul nostro sistema anche in seguito alla cancellazione dalla vostra mailbox o all’estinzione dell’account». Anche se è garantito che nessuno avrà mai accesso alla posta, è pur vero che Google si arroca il diritto di mantenere traccia dei propri utenti, delle sue mail e dunque, indirettamente, delle sue abitudini, tendenze, gusti.
Il mix diventa poi esplosivo se si affronta la questione cookies. Nonostante le dichiarazioni di Google secondo cui i cookies sarebbero usati esclusivamente a fini statistici con l’obiettivo di migliorare lo sviluppo delle strutture e del servizio monitorandone l’uso che ne vien fatto, i cookies (data expire fissato al 2038) costituisce un identificativo costante in grado di tracciare le azioni degli utenti. Il cookie va a costituire dunque il possibile braccio di un possibile Echelon, con tutte le conseguenze ed i timori del caso.
Da più parti viene sottolineato inoltre il fastidio arrecato dall’intrusione Google all’interno delle mail. Chris Hoofnagle della “Electronic Privacy Information Center” ha addirittura posto un possibile parallelismo con una voce automatica che, durante una telefonata in cui si parla di vacanze, interviene con una promozione pubblicitaria su un’agenzia di viaggi.
Se i termini del paragone lasciano il tempo che trovano (le differenze tra i due medium sono tali da impedire qualsivoglia confronto), emerge tuttavia nuovamente una situazione che da tempo ormai si ripropone con una certa puntualità: si propone un servizio, si acquisiscono dati personali, li si usa a scopo pubblicitario, scoppia la fobia dell’effetto “grande fratello”. Sarà compito del team di Google riuscire ad esorcizzare i fantasmi di Orwell per lasciar esplodere in tutto il suo potenziale il neonato Gmail.