Il Web Mobile è destinato a rimanere un’utopia? Nel focus della
settimana scorsa ci siamo soffermati su un aspetto della questione: il modello
di distribuzione dei contenuti scelto dalla maggior parte degli operatori. Aspetto
importante, ma che non spiega da solo quello che si è rivelato al momento
come un sostanziale insuccesso: pur potendo, la gente non naviga con il cellulare,
e chi lo fa deve districarsi in una selva fatta di difficoltà e limitazioni.
Se con l’avvento di tecnologie come UMTS o EDGE il problema della banda sembra
essere superato, rimangono sul campo quelli legati alle modalità di accesso
e fruizione.
Il terreno è quello su cui è da sempre attivo il W3C.
Il fondatore e presidente del Consorzio, Tim Berners Lee, non ha mai smesso
di promuovere la sue idea di ‘web universale e ubiquo‘, ovvero accessibile
da tutti e sul maggior numero possibile di dispositivi. La realtà è
purtroppo ben diversa e a Ginevra sono ben consapevoli della lunga strada che
porta alla realizzazione del sogno. Nasce forse da questa consapevolezza l’idea
di mettere intorno ad un tavolo aziende e operatori del settore per fare il punto
della situazione ed elaborare strategie comuni. Il workshop sulla ‘Mobile Web
Initiative’ si è svolto a Barcellona il 18 e 19 novembre.
A leggere alcuni dei paper
preparativi proposti dagli intervenuti (big del settore come Nokia, Vodafone,
Orange o Sony-Ericcson e promettenti start-up) si sarebbe portati a rispolverare
come slogan il "Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare"
di Ginettaccio Bartali. Vodafone: "Dall’introduzione del WAP, il ‘Web
Mobile’ ha cercato di guadagnare un suo spazio nel panorama dei servizi dati interattivi.
La tecnologia dei dispositivi mobili e il software che le gestisce si sono notevolmente
evoluti negli ultimi 5 anni, ma l’accesso alle applicazioni, al contenuto e ai
servizi attraverso questi sistemi non è ubiquo come il web. La promessa
del ‘Web Mobile’ non è stata affatto mantenuta". Peter Stark, Application
Manager di Sony-Ericcson: "La nostra esperienza del Web Mobile è
che attualmente sono pochi ad usarlo. Nonostante la presenza di portali degli
operatori facilmente accessibili con tasti dedicati, la maggior parte degli utenti
ha dimostrato di essere riluttante rispetto all’idea di andare online e navigare
sul web".
Entrambe le posizioni mettono l’accento sui problemi di usabilità
posti dall’accesso al web con cellulari o smartphone: procedure di configurazione
complicate, schermi piccoli, mancanza di sistemi di input adeguati, difficoltà
di navigazione. Tutto vero, nonostante i tempi del wap siano decisamente lontani.
Oggi, ad esempio, con dispositivi basati su Symbian, si può contare su
browser nettamente più avanzati come Opera o NetFront. Supportando
pienamente (X)HTML, CSS, Javascript e persino i frame, garantiscono la fruibilità
della maggior parte dei siti.
Ma basterebbe avere siti più accessibili? Aiuterebbe a portare la gente
online dal proprio cellullare? Forse no, e non solo perché il numero di
telefonini che possono sfruttare applicazioni come quelle citate qui sopra è
al momento piuttosto ridotto. Se i contenuti, pur presentati in modalità
ben lontane dallo splendore di un 17" digitale, ci sono, insomma, è
altrove che bisogna guardare. È interessante un’altra osservazione di Peter
Stark: "È il web browsing stesso, l’atto di navigare tra le
pagine HTML e di seguire i link, che è stato un insuccesso sui dispositivi
mobili". Vero: se da un cellulare puoi facilmente accedere ad un’informazione,
ben altro è il discorso se si parla di navigazione. Per questo aspetto,
il confronto con l’accesso via desktop o laptop semplicemente non regge. E allora?
Allora si tratterebbe di puntare su applicazioni o servizi che proprio sul mobile
possono esplicare al meglio la loro funzione. Ecco la visione contenuta in uno
dei paper più interessanti, quello di Expway: "Un altro approccio
è quello di tenere conto delle specificità del mobile e produrre
contenuti che, pur essendo ugualmente disponibili sul desktop, risultino più
utili proprio agli utenti mobili". Un esempio (che ci fa intuire come le
tanto chiacchierate ‘ricerche locali’ potrebbero esplodere proprio su questo supporto):
servizi basati sulla localizzazione geografica (sono in un posto che non conosco,
mi serve una mappa e voglio sapere l’indirizzo di un ristorante, oppure voglio
conoscere il numero dell’autobus che mi porterà in centro). E ancora: streaming
di stazioni radiofoniche, album e servizi fotografici, verifica e confronto di
prezzi per prodotti che posso trovare andando in giro a fare shopping.
Rimane, ineludibile, la necessità di rendere i siti più adatti
alla fruizione con questi dispositivi. Basterebbe una maggiore consapevolezza
rispetto ai vantaggi della progettazione secondo gli standard del W3C per fare
ulteriori, enormi passi in avanti. La via non deve essere quella che porta alla
realizzazione di un ‘web parallelo’ per il mobile, ma di un’ottimizzazione di
quanto già esiste. Per molte aziende partecipanti al workshop il ruolo
del W3C dovrebbe consistere proprio nel ripetere per questo ambito i passi già
compiuti per la standardizzazione dei linguaggi e per l’affermazione di best practices
operative come quelle in tema di accessibilità. La proposta iniziale è
quella di creare un marchio ‘Mobile OK‘ con cui contraddistinguere i siti
realizzati in ottemperanza alle raccomandazioni del consorzio.