I messaggi di apertura giunti dalla Cina dopo la morte di Giovanni Paolo II hanno presto trovato un forte limite negli atti pratici che si stanno registrando nei giorni immediatamente successivi alle prime dichiarazioni ufficiali: secondo l’agenzia France Press, infatti, alcuni noti siti di informazione cinesi sono stati costretti dalle autorità locali a cancellare i messaggi di cordoglio o di partecipazione inviati sul web dai propri utenti.
Il disgelo con il Vaticano era stato in effetti puramente formale e sicuramente non tale da cambiare le abitudini in corso: in Cina il web continua infatti ad essere costantemente monitorato e lo stesso motore di ricerca Google è stato costretto a filtrare le cosiddette Google News pur di aprire il servizio all’utenza orientale.
I siti citati dall’agenzia sono i noti Sina.com e Sohu.com: un responsabile di quest’ultimo riferimento ha confermato il tutto spiegando giocoforza che non vi sia nulla di strano in questa azione e che il tutto rientri negli accordi che il mondo dell’informazione ha con le autorità statali. Migliaia di messaggi sono dunque scomparsi nel giro di poche ore e la partecipazione cinese al cordoglio è stato filtrato e lasciato alle sole dichiarazioni ufficiali degli organi diplomatici.
In passato la Cina aveva poco onorevolmente fatto parlare di sé per aver chiuso migliaia di Internet Café, per aver fermato blog (di qui l’iniziativa “Adotta un blog”) e per aver controllato con apposite autorità il traffico della Rete. Tale controllo si fa sempre più difficile con l’aumentare dell’attività dei cinesi sul web, ma il pugno di ferro dello stato comunista non accenna al momento a mollare la presa. AFP notifica inoltre come le autorità cinesi abbiano tenuto un comportamento completamente diverso in occasione della recente visita diplomatica di Condoleezza Rice, quando fu lasciata completa libertà di espressione agli sfoghi dell’utenza cinese.