Giovanni Paolo II e i media
In queste ore la ritualità funebre sta accompagnando Papa Giovanni Paolo II verso il saluto estremo con il suo tempo. I credenti hanno identificato in lui un esempio spirituale fulgido, i non credenti gli hanno riconosciuto l’alto valore personale e l’alto merito guadagnato nei suoi quasi 27 anni di pontificato. In questo momento in cui lo sbigottimento si mescola alle preghiere, al misticismo ed alla storicità, emerge prepotentemente una figura su tutte: quella dei media. E’ stato il web ad occuparsi delle prime ore di agonia del Papa, sono stati gli SMS a comunicarne alla folla di S.Pietro la dipartita, sono stati i giornali ad usare le immagini che hanno sposato il saluto della folla.
L’abbraccio con cui i media fanno cerchio attorno alla figura del Papa, però, altro non è se non la restituzione di quell’abbraccio che Giovanni Paolo II ha precedentemente offerto durante il suo pontificato a tutti gli strumenti di comunicazione. Il suo rapporto con Media è andato in crescendo («senza farne un “fine”» come hanno sottolineato in molti in queste ore di emozionato commento), ma gli ultimi mesi hanno lasciato emergere soprattutto un nuovo rapporto su tutti: quello con il web, il più “giovane” dei mezzi di comunicazione (e non solo in termini di età).
Innanzitutto v’è l’importantissima Lettera Apostolica, “Il rapido sviluppo” (24 Gennaio 2005), quella con la quale il pontefice ha proteso la propria mano al web quando già il 2005 era scoccato. V’è poi la beatificazione di Don Giacomo Alberione, uno degli ultimissimi beati del lungo pontificato di Giovanni Paolo II. Quest’ultima occasione diventa peculiare nell’ottica del significato di Don Alberione, colui che sul web è stato curiosamente eletto come il “protettore di Internet”, colui che (fondatore della casa editrice di Famiglia Cristiana) già in tempi non sospetti esaltava l’importanza dei nuovi media quali canali fondamentali per la comunicazione evangelica (« […] don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato»). Don Alberione moriva che ancora il web non era nato. Ma è lo stesso Wojtyla a sottolineare come le idee rimangano, a prescindere dallo strumento di espressione.
La Lettera Apostolica “Il rapido sviluppo” è dunque solo il sigillo con il quale Giovanni Paolo II ha inteso firmare la propria vicinanza al web. Il rapporto era in realtà iniziato molto tempo prima, e l’inizio potrebbe essere datato 1995 e identificato con l’idea di Joaquin Navarro Valls di aprire il sito ufficiale della Santa Sede. Oggi sono in media oltre 50 milioni i contatti mensili sul sito del Vaticano e lo strumento mail è ormai usato abitualmente nell’organizzazione di eventi, audizioni private, comunicazione con la stampa. Il sito web è in questi giorni aggiornato continuamente per comunicare il procedere durate la “Sede Vacante” e da anni accompagnava ormai Giovanni Paolo II nel suo cammino che dal 1978 lo ha portato fino al 2 aprile 2005. Lo stesso annuncio ufficiale della morte del Papa sarebbe arrivato alle principali agenzie di stampa via posta elettronica ed è impossibile valutare il numero di siti web che in questi giorni si sono occupati della dipartita con commenti, segni di vicinanza ed immagini evocative.
L’eredità spirituale che il Santo Padre lascia ai fedeli sparsi per il web va per forza di cose lasciata alle sue stesse parole e ad alcuni esemplificativi stralci dei documenti nei quali la Chiesa si è occupata molto recentemente di Internet:
La chiesa e Internet
«L’interesse della Chiesa per Internet è un aspetto particolare dell’attenzione che essa riserva da sempre ai mezzi di comunicazione sociale. […] La Chiesa si è spesso dichiarata convinta del fatto che i mezzi di comunicazione sociale sono […] “meravigliose invenzioni tecniche” che pur facendo già molto per soddisfare le necessità umane, possono fare ancora di più».
«La Santa Sede è attiva in quest’area da diversi anni e continua a espandere e a sviluppare la sua presenza su Internet. Incoraggiamo i gruppi legati alla Chiesa che non hanno ancora compiuto il passo per entrare nel ciberspazio a prendere in considerazione la possibilità di farlo al più presto. Raccomandiamo con forza lo scambio di idee e informazioni su Internet fra coloro che hanno esperienza in questo campo e coloro che invece sono principianti.»
Etica in Internet 2003
«Non c’è bisogno di grandi sforzi di immaginazione per considerare la terra come un globo ronzante di trasmissioni elettroniche, un pianeta blaterante, annidato nel silenzio dello spazio. In conseguenza di ciò, le persone sono più felici e migliori? Questa è la questione etica che si pone»
«I nuovi mezzi di comunicazione sociale sono strumenti potenti di educazione e di arricchimento culturale, di commercio e partecipazione politica, di dialogo e comprensione interculturali […]. Tuttavia vi è un’altra faccia della medaglia: i mezzi di comunicazione sociale, che possono essere utilizzati per il bene delle persone e delle comunità, possono anche essere utilizzati per sfruttare, manipolare, dominare e corrompere».
«I nuovi mezzi di comunicazione sociale […] hanno la capacità di far sì che tutti gli uomini […] diventino partecipi dei gravi problemi e delle difficoltà che incombono su ciascun individuo e su tutta la società. Ciò è sorprendente. Internet può contribuire a far sì che questa idea diventi realtà per le persone, i gruppi, le nazioni e per tutta la razza umana, se viene utilizzato alla luce di principi etici chiari e sani, in particolare della virtù della solidarietà. Ciò andrà a beneficio di tutti perché “lo sappiamo oggi più di ieri, non saremo mai felici e in pace gli uni senza gli altri, ed ancor meno gli uni contro gli altri”».
« […] Uno fra i più importanti è quello che oggi viene definito “digital-divide” […] È necessario che il divario tra coloro che beneficiano dei nuovi mezzi di informazione e di espressione e coloro che non hanno ancora accesso ad essi non diventi una incontrollabile, ulteriore fonte di disuguaglianza e di discriminazione»
L’eredità da raccogliere è dunque quella di un esempio nel quale lo strumento è usato al servizio dell’uomo e non viceversa. L’eredità da raccogliere è quella di una autoregolamentazione morale allo scopo di fruire della Rete con lo spirito della solidarietà e dell’accrescimento del bagaglio culturale umano. L’eredità da raccogliere è quella di un uso dei media nella piena responsabilità delle proprie azioni: «un individuo può raggiungere le vette del genio e della virtù umani o sprofondare negli abissi della degradazione, semplicemente stando seduto da solo di fronte a un “monitor” e a una tastiera».