A partire dal 2006 Flickr entrerà in tutto e per tutto a far parte del regno di Yahoo! e per accedere al servizio di condivisione delle immagini gli utenti saranno costretti a registrarsi al servizio stesso possedendo dunque un ID Yahoo!. Almeno questa è la teoria, in quanto la notizia ha creato non poco scalpore tra i più affezionati utenti Flickr fino a originare la nascita di un apposito gruppo di protesta (già oltre 800 le adesioni registrate).
La storia ha trovato espressione sulle pagine del Wired, ove Flickr Off (così si chiama il gruppo contrario all’iniziativa Yahoo!) ha trovato pubblicità e dove il tutto è stato sviscerato scomodando addirittura la nota Sherry Turkle il cui punto di vista descrive una semplice mancanza di tatto da parte di Yahoo!: quella che prima era una comunità è stata in un attimo trasformata in un servizio. Gli appartenenti alla comunità hanno dunque perso il lato umano e sociale di Flickr e tutto ciò emerge ora nella protesta organizzata.
Se Flickr doveva rientrare nel progetto di social networking nato sotto il nome di Yahoo! 360°, probabilmente qualcosa andrà dunque ora rivisto. O più probabilmente Yahoo! è consapevole del prezzo da pagare pur di inglobare totalmente Flickr tra i propri servizi, alle spese delle identità che gli utenti avevano creato nella comunità.
I protestanti minacciano ora di sfruttare il servizio solo fin quando non sarà necessario iscriversi a Yahoo!, dopodiché lasceranno morire i propri archivi. L’acquisto di Flickr da Ludicorp da parte di Yahoo! sembrava determinare il lancio della piattaforma su larga scala, con nuovi capitali da investire, nuove strutture ed un nuovo importante brand a supporto. Non si erano fatti però i conti con il passaggio (obbligato) per il trasloco delle identità registrate.
Se dal punto di vista economico la cosa può non risultare eccessivamente pesante per un colosso quale Yahoo! (ogni investimento ha un prezzo da pagare), dal punto di vista sociologico diventa importante l’attenzione da riporre all’epoca dei new media su quelle che De Kerchove definisce “comunità di interesse”, vere e proprie anime della realtà del web. Da questi principi teorici non può più prescindere qualsivoglia iniziativa interessata a sfruttare un mercato tramite la Rete.