C’è chi poeticamente descrive un “Web 2.0”, c’è chi pragmaticamente vede una «Bubble 2.0». C’è chi rimane solleticato dall’atmosfera frizzante tipica dei grandi cambiamenti, c’è chi invece teme gli esiti di una ristrutturazione generale che in tempi recenti aveva causato non pochi problemi a quella che veniva denominata New Economy. Ma oggi siamo nella NeXt Economy, oggi c’è quel “2.0” largamente condiviso a francobollare un cambiamento che è evidente, è in corso, ma del quale ancora è difficile carpirne l’evoluzione. Difficile, insomma, tentare di prevedere quale sarà il mercato dell’Information Technology tra due, cinque, magari dieci anni. Senza ambire a tanto, dunque, si può tentare un esperimento: fotografare lo status attuale del mercato, comprendendo in ciò qualche rumor che ha raccolto particolari interessi e qualche parziale conferma. Per portare a termine questo esperimento ci si può avvalere di una tabella riassuntiva in grado di incrociare aziende e settori, individuando fin da subito quella che è una parziale polarizzazione attorno ai due punti focali dello sviluppo odierno dell’ambito web: Microsoft e Google.
Una cosa va tenuta in rigida considerazione: nessun rapporto è vincolante, nessun rapporto è eterno, nulla è staticamente definito: quello dipinto è semplicemente il quadro attuale, una fotografia grossolanamente abbozzata di una situazione in rapida evoluzione in cui le aziende si incontrano e si scontrano cercando sempre, solo e comunque il perseguimento della propria mission aziendale. Non c’è spazio, in economia, per gli ideali. A meno che anche questi ultimi non abbiano un valore.
Il mondo Microsoft
Se una delle due squadre deve partire favorita, Microsoft ha l’onore di avere cucita sul petto la leadership incontrastata del mercato dell’IT. Ed è una roccia difficile da scalfire. Eppure, se colpito in ambiti precisi con la forza della novità, anche l’impero Microsoft sembra non essere irreprensibile. Per questo anche l’azienda di Redmond ha cercato di attorniarsi di aziende satelliti che, potendo a loro volta giovare dell’imprescindibile importanza del nome legato a Bill Gates, possono trarre fecondo giovamento da una collaborazione. Uno dei rapporti più altalenanti ma continuativi è legato al nome Yahoo!: fin quando Microsoft non si è gettata nella ricerca, Yahoo! era un compagno perfetto per Microsoft perché costituiva l’anti-Google per eccellenza. Poi Microsoft ha capito che il caso Google andava affrontato di petto e allora ecco nascere MSN Search: se dapprima almeno l’ambito promozionale era comunque affidato a Yahoo! (dunque ad Overture), ora Microsoft ha imparato a camminare con le proprie gambe ed ha ora su di sé l’intera responsabilità di lanciare l’assalto al nemico.
Il mondo Google
Se una delle due squadre deve partire favorita, Google ha il vantaggio di essere uno dei marchi più amati e famosi del momento. La forza del brand sta trascinando pesantemente ogni progetto ideato a Mountain View e il gruppo è sempre più orientato a 360° in tutto ciò che circonda il punto dominante della ricerca sul web. Una svolta determinante per la battaglia in atto può essere tutta nel nome AOL. America OnLine, infatti, rappresenta uno dei punti di forza più importanti del mercato di Google (oltre il 10% degli introiti del motore proviene dall’utenza AOL). Questo lo sa AOL (che sta facendo melina giocando probabilmente al rialzo), lo sa Google (che si è immediatamente infilato in mezzo all’abbozzata trattativa lanciata da Microsoft), ma lo sa anche Yahoo! (che nelle ultime ore sembra essersi intrufolata nell’affare per rompere le uova nel paniere al concorrente).
Altri, altrove
Ci sono gruppi che, avendo il proprio core business altrove, fanno una corsa a se stante. Ma in questa corsa non è raro l’incrocio con i gruppi precitati. L’esempio più classico è quello di Apple: forte di una nicchia ampiamente consolidata e lepre nel settore della musica digitale, il gruppo di Cupertino ha costretto Microsoft sulla difensiva andando a rilanciare la propria gamma Mac proprio partendo dai file musicali, dai music store e soprattutto dal Digital Right Management. Un altro esempio è caratterizzato da eBay, i cui interessi predominanti sono concentrati nel VoIP, nei micropagamenti (appena completata l’acquisizione di Skype) e nelle aste online. Se si pensa a Google Talk, a Google Wallet ed a Froogle ben si capisce perché i motivi di contrasto con Google possano essere ampi e fondati.
La guerra dei browser
Internet Explorer da una parte, tutti dall’altra. Firefox, soprattutto. Nel mondo che gravita attorno a Google sono almeno 3 i browser da nominare: il rapporto tra Mozilla e Google è da tempo confermato, ma se anche AOL dovesse accordarsi definitivamente con il motore di Page & Brin, ecco che anche Netscape e AOL Explorer (i due browser ibridi nati sulle ceneri della vecchia grande guerra dei browser da cui IE uscì dominatore). E poi c’è GBrowser, il fantomatico Google Browser che si allunga come un’ombra sul settore.
Tutti sul VoIP, partendo dagli IM
Yahoo, Microsoft, Aol, Google. Ma soprattutto eBay con la controllata Skype. Questi sono i nomi che si candidano a ricoprire un ruolo da protagonisti nel nascente mondo della telefonia via IP. Inevitabilmente il tutto trova una commistione inevitabile con il mondo degli instant messenger: Yahoo! ed MSN hanno unito le forze, Google è una promettente quanto infima minoranza, AOL è il re del settore con i propri software (tra i quali ICQ) che concentrano oltre il 55% del totale degli utenti connessi a strumenti di messaggeria istantanea. Sarà presumibilmente sugli IM che fiorirà il VoIP, dunque è impossibile scindere le due questioni: controllare o non controllare AOL potrebbe significare vittoria o sconfitta. Time Warner lo sa, e probabilmente ci giocherà su fin che può per poi cedere e monetizzare il momento positivo.
La tabella precedente è sicuramente incompleta, è logicamente semplificata all’estremo e senza ombra di dubbio potrebbe essere interpretata in mille modi differenti. Tra due, cinque, dieci anni, se qualcuno vorrà, si potrà però fare l’esperimento di rianalizzare i vari settori e le varie aziende. Solo allora si potrà capire chi ha scommesso sulle giocate giuste, chi ha meglio fruito delle cordate giuste, chi ha meglio capitalizzato i propri investimenti. E si potrà soprattutto capire, con il senno del poi, se abbiamo vissuto la nascita del Web 2.0 o l’inizio della Bolla 2.0. Senza dimenticare che in economia non si vince e non si perde: si guadagna o non si guadagna, punto e basta. Nell’informatica, al contrario, non è sempre propriamente così.