eBay è la vittima sacrificale del phishing. Il gruppo paga lo scotto di avere un brand molto conosciuto, una attività legata allo scambio monetario (rendendo dunque più facile per i truffatori il tentativo di ottenere dati sensibili utilizzabili a fini fraudolenti) ed inoltre di aver paradossalmente acquisito il secondo gruppo più colpito dal problema: Paypal.
La ricerca che evidenzia il tutto è firmata da Netcraft, gruppo che nel 2005 ha anche distribuito una apposita toolbar per collaborare con l’utenza nella ricerca e nella segnalazione degli url truffaldini. Su un totale di oltre 41.000 indirizzi presi in esame da Netcraft, ben il 62% fa riferimento o a eBay o a Paypal, il che lascia agli altri grandi brand del web solo una minima porzione del problema.
Le tecniche utilizzate sono svariate: l’uso dei brand in indirizzi elaborati e lo sfruttamento di indirizzi simili sono le strategie più comuni. eBay e Paypal hanno un totale di quasi 70 milioni di utenti, il che significa che il phishing mette in potenziale pericolo una fetta molto estesa dei navigatori di tutto il mondo.
Secondo quanto rilevato da Netcraft la Romania è il paese che ospita il maggior numero di siti ricollegabili a tentativi di phishing, con una percentuale del 3.3% del totale degli host rumeni. La percentuale maggiore è però in Corea del Sud, ove quasi il 10% di tutti gli host è ricollegabile in qualche modo ad attività fraudolenta di phishing. Alti numeri si registrano anche a Hong Kong, in India ed in Messico. L’Italia è fuori dalla lista nera Netcraft, con una percentuale dunque minima di host pericolosi (quasi tutti concentrati in area asiatica o sudamericana).