Lo scandalo finanziario seguito all’avviso di garanzia iniziale sta portando sempre più nella bufera l’impero del web di Takafumi Horie. La notizia del giorno è quella dell’arresto dello stesso Horie, trattenuto dagli inquirenti dopo un interrogatorio seguito alle dichiarazioni semi-spontanee rilasciate dal 33enne titolare Livedoor.
L’azienda, nata 10 anni fa e cresciuta a dismisura fino ad inglobare grandi gruppi delle comunicazioni (secondo alcune teorie sotto l’ala sospettosamente protettiva del capo del governo giapponese Junichiro Koizumi), ha immediatamente subito un tracollo finanziario che ha trascinato al ribasso l’intero indice Nikkei fino a provocare la sospensioni degli scambi a causa di un blocco del sistema informatico della borsa dovuto all’enorme mole di operazioni avviate.
Dopo i primi sospetti il caso si è macchiato immediatamente di sangue: Hideaki Noguchi, vicepresidente di una banca direttamente interessata nelle avventurose scalate del gruppo Livedoor, si è tolto la vita aumentando le ombre che già gravavano sul caso. Horie, il cui obiettivo politico era quello di dotare tutti i cittadini giapponesi di banda larga, si è affrettato a negare ogni addebito (l’accusa iniziale è quella di aggiotaggio e false comunicazioni societarie), ma il fatto che anche altri 3 dirigenti dell’azienda siano compresi nel mandato di cattura lascia intendere che su di loro possa gravare qualcosa di più di un semplice sospetto.
Vista la grandezza del gruppo, vista la forte notorietà di Horie in Giappone e considerata la gravità delle accuse, il caso occupa le prime pagine in tutto il mondo e spigerà ulteriormente in segno negativo il pacchetto azionario dell’azienda (il cui titolo era già stato sospeso per eccesso di ribasso fin dalla prima seduta dopo l’avviso di garanzia iniziale).