Alla fine Google ha avuto la peggio ed il processo che vede il motore di ricerca sotto accusa per aver indicizzato immagini di nudo da un sito web si sta orientando definitivamente verso la condanna del gruppo di Mountain View. Dalla parte dell’accusa Perfect 10, sito web che sulle immagini senza veli erge il proprio core business.
Il giudice Howard Matz ha motivato il proprio punto di vista con due osservazioni basate non tanto sulle immagini indicizzate, quanto più sullo sfruttamento economico da esse derivato. Google, insomma, avrebbe permesso ad alcuni siti web di appropriarsi indebitamente delle immagini, lucrando poi indirettamente sul materiale risultante tramite AdSense. Inoltre ulteriori complicazioni deriverebbero dall’offerta delle ricerche tramite cellulare, il che andrebbe a sovrapporre una soluzione Perfect 10 per la telefonia mobile minandone l’attività.
Il principio negato in questo caso, dunque, è quello del “fair use”. Se il tutto dovesse chiudersi secondo l’indirizzo palesato dal giudice Matz, Google eliminerebbe dal proprio indice esclusivamente le immagini di Perfect 10 ed avvierebbe immediatamente le pratiche per il ricorso. Infatti la creazione di un precedente potrebbe significare un qualcosa di estremamente grave tanto per il motore quanto per l’intero settore della ricerca online.
Daniel Cooper, consigliere generale Perfect 10, esulta ma anche per Google una piccola vittoria è già nel cassetto: l’uso del frame per visualizzare le immagini nel loro naturale contesto non rappresenta una violazione del copyright.