La RIAA ha proposto una delle ormai solite offensive legali contro utenti accusati di pirateria tramite file sharing, ma dalle tornate precedenti emerge qualcosa che sembra essere andato storto: tra le famiglie coinvolte dalla segnalazione dell’associazione delle major dell’industria musicale è annoverato un nucleo che mai ha avuto un personal computer in casa e che mai, dunque, avrebbe potuto portare avanti l’attività contestata.
In rappresentanza della famiglia ha parlato James Walls per un giornale locale (“The Rockmart Journal) e si è detto sconcertato per quanto successo. Una motivazione poco plausibile quanto credibile, però, c’è: la famiglia vive nell’abitazione da appena un anno ed il sospetto è dunque quello per cui l’accusa possa in realtà far riferimento a fatti del passato e riferibili dunque alla famiglia precedente. L’accusa che pende sulla famiglia Walls è di aver raccolto e distribuito un ingente quantitativo di file musicali (con tanto di dettaglio dei titoli).
Nell’ultima tornata la RIAA avrebbe depositato 235 denunce. In tutto le persone coinvolte sarebbero ormai oltre 18000: secondo la RIAA molte di esse avrebbero immediatamente chiuso la vertenza tramite il pagamento di alcune migliaia di dollari, mentre secondo alcune fonti più vicine al mondo P2P le cause portate effettivamente avanti sarebbero una minima frazione del tutto.