Il caso, pur nella sua paradossalità, va avanti. Il giudice distrettuale Jeremy Fogel ha infatti espresso il proprio giudizio: il caso che vede contrapposti KinderStart.com e Google può procedere e Google dovrà difendersi in un’aula di tribunale dalle accuse del cliente/rivale: il piccolo motore di ricerca per bambini, infatti, vive sui ricavi derivanti da un modulo AdSense la cui profittabilità è crollata parallelamente al crollo degli accessi derivanti da Google.
L’accusa ha affondato la denuncia nel Marzo 2006. Il rischio maggiore per Google non è nel merito della causa (da più parti Google è stato difeso in quanto non è suo dovere promuovere altri gruppi, tantomeno se in qualche modo rivali), quanto nei meccanismi procedurali della difesa: il PageRank è il cuore segreto del motore e la sacralità dello stesso non può essere intaccata.
Decisamente chiaro il punto di vista che la difesa di Google porterà alla sbarra: Jonathan Jacobson della Wilson Sonsini Goodrich & Rosati chiede: «cosa dovrebbe trattenere Microsoft dal venire da noi ad accusare Google di non promuovere adeguatamente Microsoft?». Casi simili a quello di KinderStart sono ormai molti e tutti spiegabili in linea con le direttive che Google ha reso pubbliche per il proprio comportamento in tema di PageRank. Solo negli ultimi giorni è emerso il caso di Amazon.com, la cui homepage non è indicizzata al primo posto sotto il nome “Amazon” sollevando ben più problemi (almeno in quanto a mole monetaria veicolata) di quanti non possa sollevarne il caso KinderStart.