E’ sufficiente comporre una query per un file .mp3 su Yahoo China e viene restituito un aggiornato elenco delle risorse disponibili online per ottenere un download diretto. L’isola felice della pirateria rimane la Cina e, ad un anno di distanza dal primo attacco legale a Baidu, ora le major della produzione si scagliano contro il motore per il 40% di proprietà Yahoo (tramite la controllata Alibaba).
Fig. A – Yahoo China
A muovere i passi ufficiali della denuncia è l’IFPI. Se ancora il tutto non è stato depositato, probabilmente le parole minacciose del portavoce John Kennedy sono una mossa strategica per spingere Yahoo China ad un accordo che non passi per le vie insidiose dello scontro legale. Secondo i dati comunicati da Bloomberg in Cina ben 9 file musicali su 10 sono illegali e ciò determina, in un mercato ampio come quello orientale, danni per l’industria quantificabili in oltre 400 milioni di dollari ogni anno. La precedente denuncia contro Baidu (co-firmata da 7 case di produzione USA) al momento non è giunta a risultato alcuno. L’accordo proposto da Baidu è stato considerato inaccettabile ed il caso si protrae dunque senza un finale, aprendo conseguentemente la strada ad una maggiore resistenza da parte di motori allineati sulle stesse posizioni.
I problemi relativi alla pirateria in Cina si fanno sempre più urgenti: le aziende occidentali vedono nel mercato oltre la muraglia importanti opportunità ma l’ostacolo dell’illegalità costituisce il principale limite allo sviluppo di un fiorente mercato in loco. Pressioni antipirateria vengono tanto dal settore privato, quanto dalle istituzioni. Al momento, però, la situazione sembra congelata e nessun intervento correttivo giunge a regolamentare il settore.