Il weekend di Telecom Italia è stato vissuto con una intensità tale da sconvolgere, in pochi giorni, anni di gestione e mesi di trattative sottobanco. Il contesto è quello di una società pronta ad una forte restaurazione con il numero uno Tronchetti Provera incaricato di traghettare l’azienda verso una riorganizzazione avente un obiettivo preciso: annullare il pachidermico debito del gruppo rilanciando l’attività con tanto di cambiamento degli orizzonti coinvolgenti i vari asset.
Il contesto ha iniziato a tremare nel momento in cui si è capito che la faccenda andava ben oltre le semplici trattative finanziarie: dalla Cina Romano Prodi ha iniziato a tuonare contro il marasma esploso ed una prima poltrona è saltata. Angelo Rovati, consigliare del Presidente del Consiglio, si è immolato ed ha lasciato il proprio posto per salvaguardare una situazione che, ora dopo ora, si faceva sempre più tesa. Una poltrona, però, non è bastata ed è così che a saltare è direttamente il protagonista della commedia: Marco Tronchetti Provera ha lasciato la guida del gruppo Telecom defilandosi formalmente dalla restaurazione avviata e chiamandosi fuori dalla battaglia verbale con le istituzioni.
Il terzo colpo clamoroso è immediatamente successivo: la poltrona lasciata libera dal “Tronchetto” viene occupata in pochi istanti da quel Guido Rossi che, a sua volta, è stato invitato a lasciare vacante la guida della Federcalcio. Guido Rossi, infatti, è colui il quale ha domato l’ondata estiva di “calciopoli”: dalle prime pagine della Gazzetta dello Sport, il “commissario Rossi” passa ora alle prime pagine dei giornali finanziari e torna soprattutto ad occupare un ruolo già suo prima della dinastia Tronchetti Provera.
Rossi ha promesso continuità, dunque per il prossimo futuro tutto continuerà così come l’ex-numero uno aveva delineato: scorporo della rete mobile dalla rete fissa e mantenimento del totale controllo su entrambi i gruppi. Poi si vedrà. Nel frattempo sono offerte in pasto alla stampa le dichiarazioni di rito: «il gruppo è economicamente e tecnologicamente forte, può affrontare serenamente le sfide attuali ed essere un esempio di capitalismo moderno. I vertici societari si impegneranno nelle riorganizzazione e nella predisposizione del rinnovato piano industriale. A questa sfida sono chiamati azionisti, dipendenti e dirigenti». Gli ingredienti per vedere tutta questa storia continuare ancora per molto tempo ci sono: Rossi, Telecom, Serie A Tim, Murdoch, Sky, diritti televisivi, banda larga, IPTV, si mescoli il tutto e non ci si attenda un cocktail troppo innocuo.
Se tutto questo marasma non bastasse, nel bel mezzo del polverone viene staccato un assegno da 675 milioni di euro con cui Telecom Italia fa propria AOL Germania, una controllata Time Warner da tempo in vendita. L’operazione dovrebbe rappresentare un importante investimento soprattutto sul mercato tedesco, ove il verticale aumento delle connessioni a banda larga ha reso particolarmente appetibile tale mercato. A seguito dell’investimento compiuto, Telecom è fin da subito accreditato come il secondo gruppo più importante per il broadband tedesco.
La parola passa a Piazza Affari, dove gli analisti sono pronti ad aprire una seduta di portata storica: gli analisti dovranno capire fin dalle prime ore cosa significa il cambio alla guida del gruppo, quali siano i segnali provenienti dalle istituzioni, quale sia il futuro del gruppo e come possa essere pesata la nuova acquisizione.