eWeek ha pubblicato nella giornata di ieri una corposa analisi firmata Jim Rapoza incentrata sulla figura del browser. Secondo Rapoza l’idea del navigatore elevato al ruolo di sistema operativo è un’idea vecchia ma mai decaduta, e le vicissitudini 2.0 degli ultimi tempi potrebbero averla in qualche modo rilanciata.
L’editoriale non invoca una rivoluzione nè crede in un qualche repentino cambiamento, ma analizza semplicemente la realtà dei fatti sottolineando come il software-as-a-service stia poco per volta divenendo sempre più raffinato, efficiente e diffuso. La maggior parte dei servizi più utili è ormai disponibile online ed in questo quadro il browser assume un ruolo sempre più fondamentale.
Dopo l’affondamento di Netscape, Microsoft ha giocato un ruolo da primadonna che non ha consentito ai navigatori di riprendere la via dello sviluppo per molti anni. Ora, con Firefox, Opera e con lo stesso Internet Explorer 7, tale indirizzo è stato nuovamente intrapreso e la meta lontana verso cui il percorso conduce è proprio quella del browser elevato al ruolo del SO.
«L’idea di un browser come sistema operativo è chiaramente tornata ed è mai stata così forte». In quest’ottica, però, non sembra essere esattamente il browser ad essere cambiato, quanto più l’idea stessa delle applicazioni. Tutto il resto viene di conseguenza. Secondo questo ragionamento tutto il lavoro posto in essere da Google in questi anni annulla poco per volta l’idea stessa del Google OS: non è facendo un nuovo sistema operativo che se ne annulla l’importanza, ma spostando il lavoro online e togliendo importanza allo storage locale, all’elaboratore ed al software.
L’ottica di Jim Rapoza è chiara e delina però un orizzonte tanto schietto quanto poco delineabile: il processo di transizione porterà infatti mediazioni intermedie progressive tali da cambiare il contesto ed il percorso stesso dell’informatica. E nel frattempo il prossimo sistema operativo che vedrà la luce sarà quantomai potente, pur se dichiaratamente «l’ultimo del suo genere».