Merita una doverosa analisi il comunicato stampa con cui l’associazione Anti Digital Divide si ripresenta dopo un periodo di silenzio dovuto tanto a lavori dietro le quinte (i cui risultati sono stati presentati in un convegno tenutosi nel weekend nel contesto di Diano d’Alba nel cuneese) quanto al vituperio della situazione di Telecom Italia, da sempre principale indiziato per i problemi di digital divide che attanagliano il paese. Il comunicato merita un occhio particolare se non altro in virtù di una nota meritocratica: l’associazione è stata la prima a sottolineare con forza la necessità di uno scorporo della rete dal gruppo e con le proprie proteste ha tracciato una linea seguita, abbracciata e rinvigorita da altre associazioni impegnate nel contesto.
La prima invettiva è contro l’iniziativa “Anti Digital Divide” di Telecom Italia, un qualcosa che già dal nome lascia ipotizzare una certa mossa ostile contro l’associazione. Commenta il comunicato: «esaminato bene, il piano anti digital divide di Telecom in realtà getta le fondamenta per un nuovo digital divide. Dopo i “temporanei” (ma molto permanenti) MUX/UCR (formidabili apparati per la fornitura di telefonia di base RTG ma limitanti la banda/utente a 64kbps) sparsi agli angoli delle strade italiane sin dagli anni ’90, considerati in quel periodo la panacea per la fonia, ora l’incumbent cerca di colmare il gap tecnologico di alcune centrali installando in esse miniDSLAM che potranno solo fornire miniADSL a massimo 640kbps per utente, quando già si sa che ci sono progetti per portare la rete a velocità nettamente superiori (vedi VDSL) e quando in città si veleggia a 20 mega, con VOIP e IPTV al traino».
Il dito è puntato inoltre contro il cosiddetto Servizio Universale, accrocchio anacronistico che secondo l’associazione andrebbe rivisto nell’ottica di un mondo delle comunicazioni completamente cambiato. Il SU, accordo con cui lo stato impone particolari requisiti al servizio dell’incumbent, potrebbe teoricamente essere rivisitato ogni 2 anni e spetta al ministero per le Comunicazioni tale tipo di iniziativa. L’invito al ministro Gentiloni è dunque quantomeno diretto ed il dicastero ha comunque già nel recente passato confermato di aver recepito tali indicazioni. L’attesa volge ad una dimostrazione sul campo in un contesto in cui Telecom è rimessa in discussione dalle radici della propria politica fino ai vertici del proprio direttivo.
ADD torna dunque a battere sul tema forte dello scorporo della rete fissa, principio cavalcato già in tempi non sospetti: «ADD […] sostiene ed incoraggia lo scorporo della rete Telecom, non per osteggiare tale società, ma per dare slancio al mercato TLC in italia a tutto vantaggio di imprese, istituzioni e cittadini che ormai da troppo tempo attendono fiduciosi. Deve quindi essere attuata la divisione di Telecom Italia in due società distinte […] una che si occupi della rete e della vendita all’ingrosso, con tariffe uguali per tutti gli operatori, l’altra della vendita dei servizi al dettaglio, servizi che acquisterebbe alle stesse condizioni dei competitor, dalla prima società. La società gestore della rete dovrebbe a tutti gli effetti essere una società garante, nel rispetto di nuove regole, stabilite dalle autorità garanti delle comunicazioni e del mercato, e dal ministero delle comunicazioni. Tale società infatti avrebbe in mano uno degli asset fondamentali del “sistema Italia”, e di conseguenza deve essere sottoposta a vincoli nella sua gestione».
Un caloroso invito alla collaborazione va anche a Confindustria e Confcommercio affinchè capiscano quanto grave è il problema anche per i loro stessi consociati: «non si può fare “sistema paese”! Non è possibile innovare senza uno sbocco sulla rete!». Il riferimento ultimo, infine, è quello rivolto al nuovo timoniere di Telecom Italia: «nella speranza che il Neo presidente, Sig. Guido Rossi, ascolti il grido che tutto il mercato ed i poveri sfortunati digital divisi gli rivolgono […], gli auguriamo Buon Lavoro».
Mentre il comunicato raggiungeva i vari organi di stampa interessati, il braccio armato dell’associazione si presentava al pubblico con il caloroso benvenuto di Stefano Quintarelli, presidente AIIP (Associazione Italiana Internet Provider) che con impeccabile loquela ha saputo dettagliare ai presenti il filo logico che ha condotto la situazione italiana della connettività allo status odierno.