Microsoft ha ufficializzato un patto del tutto particolare con Universal Music Group, una delle major più attive nell’ambito dei diritti musicali online. L’accordo prevede che parte dei ricavati dalla vendita di Zune vengano devoluti direttamente a Vivendi tramite la controllata Universal, il tutto in cambio della licenza per i brani della casa di produzione.
Le entrate per Universal sono valutate in poco più di un dollaro sui circa 250 dollari di costo del player Microsoft. Stessa proposta, a quanto pare, sarebbe stata avanzata anche al resto dell’industria musicale. La cosa rappresenta una svolta importante: secondo il New York Times, infatti, ogni iPod venduto ha trainato la vendita di appena 20 brani, il che configura un affare più per Apple che non per le major (nessuna percentuale è devoluta sugli introiti derivanti dall’enorme smercio di iPod registrato sul mercato). Nel momento in cui le major si trovassero interessate ad un guadagno per ogni singolo player distribuito, dunque, gli equilibri si sposterebbero pesantemente. «È certamente un cambio di paradigma», la concorrenza tra Zune e iPod dovrà essere ora riconsiderata in questa logica.
La somma ricavata dalla vendita dei player rappresenta secondo le major una sorta di compensazione per tutto ciò che viene perduto nel momento in cui l’utenza decide di caricare sui propri dispositivi musica ottenuta in modo illecito. Il nuovo corso introdotto da Microsoft potrebbe ora essere esteso ad altri gruppi, Apple compresa (il contratto tra le parti è in scadenza nel 2007 e verrà giocoforza rinegoziato alla luce della nuova situazione di mercato creatasi): le major intendono avere una partecipazione nei guadagni derivanti da ogni attività proliferante sul mondo della musica e Universal (pur non confermando ufficialmente la percentuale di ricavo su ogni Zune venduto), si dice soddisfatta della percentuale pattuita.
Universal ha comunicato che una congrua percentuale dei ricavati dall’accordo con Microsoft verranno girati direttamente agli artisti. Secondo l’analisi del New York Times il tutto costituisce un’abile strategia di marketing per Microsoft in quanto l’utenza potrà vivere il proprio rapporto con il player allontanando l’idea delle grandi corporation della produzione musicale ed immaginando una condivisione diretta dei compensi direttamente con gli artisti.