Universal torna a lanciare anatemi contro MySpace. La casa di produzione cerca, con tutta evidenza, non tanto l’annichilimento della parte opposta quanto più una condivisione dei proventi. Gli intenti sono chiari: costringere la parte in causa con una minaccia legale (già depositata), affinchè per necessità o per costrizione la News Corp. di Rupert Murdoch sia costretta a scendere a patti.
La richiesta di Universal sarebbe di 150.000 euro per ogni singolo filmato o per ogni singola musica ritrovati sui server incriminati. Non è dato a sapersi su cosa venga basata tale valutazione, ma ancora una volta il tutto appare sotto l’alone strategico della minaccia: 150.000 euro moltiplicati per il numero dei contenuti contestati significherebbe una somma incredibilmente alta, tale per cui sarebbe inimmaginabile non tentare almeno un approccio per una stretta di mano a tavolino. La cifra sarebbe in linea di massima motivata dal fatto che MySpace ha mantenuto un atteggiamento attivo nel favorire gli utenti nell’attività illecita e tutto ciò «riformattando i video in modo che gli utenti potessero guardarli e diffonderli» (Reuters).
Visto e considerato il fatto che sarebbe inimmaginabile altresì un riversamento delle responsabilità sugli utenti, per MySpace non restano che 3 ipotesi in ballo. Nel caso dello scontro legale MySpace sembra avere le spalle larghe e già spiega di non far nulla per favorire lo scambio di materiale protetto tra i propri utenti: il gruppo fa spallucce e cerca una pista che in passato non ha comunque sortito grandi risultati in tribunale. Secondo: nel caso di accordo Universal si unirebbe alla schiera di quanti hanno fin da subito stipulato un contratto optando per la condivisione secondo quanto già firmato nei giorni dell’acquisizione di YouTube da parte del gruppo di Mountain View; le trattative sono però giunte ad un punto morto e le minacce spuntate nel weekend evidenziano la tensione risultante. Non da ultimo, v’è la tecnologia Gracenote con cui MySpace conta di ripulire i propri server evidenziando la propria buona volontà e mettendo gli autori con le spalle al muro: chi vuole preziosa promozione sulla community si adoperi per venire incontro alle necessità degli utenti.
Mentre Universal tuonava contro MySpace, il gruppo doveva scontare una pesante sconfitta in territorio cinese. La denuncia portata avanti assieme a EMI, Warner e Sony BMG contro il motore di ricerca Baidu, infatti, non ha scaturito i risultati sperati: il motore di ricerca non svolge funzione illegale nel coadiuvare la ricerca MP3 degli utenti ed il “music search” non è dunque pratica scorretta. Il motore di ricerca potrà dunque proseguire con la propria attività ed il 15% di traffico inerente al servizio di ricerca musicale (dati Alexa) è garantito.