L’inizio della seduta odierna a Piazza Affari vede Fastweb al tracollo: le azioni si sono abissate fino a perdere quasi il 10% del proprio valore, per poi riprendersi tornando a percentuali negative meno pesanti. Il tutto è stato causato da una notizia trapelata sui media nazionali e poi smentita con forza dal gruppo guidato da Scaglia. Va ricordato come solo pochi giorni fa proprio Scaglia ha venduto parte del proprio patrimonio determinando un primo assestamento al ribasso del titolo e creando qualche timore tra gli azionisti.
La problematica situazione di oggi è figlia della debolezza determinata proprio dalla cessione di Scaglia e prende origine da alcune ipotesi così riassunte da “Lettera finanziaria”: «il quotidiano La Repubblica scrive che la società è finita sotto inchiesta per via di un presunto “commercio di traffico telefonico fittizio per gonfiare il fatturato e creare un credito Iva complessivo di 70 milioni di euro”. Su questa ipotesi di reato starebbe lavorando la Procura di Roma». Le accuse, sottolinea ancora La Repubblica, «vanno dall’associazione a delinquere alle false comunicazioni sociali, alla dichiarazione infedele mediante mediante l’uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti».
Giunge però forte e immediata la smentita ufficiale: «con riferimento alle notizie apparse oggi sulla stampa Fastweb precisa che le stesse sono prive di ogni fondamento non avendo mai Fastweb prodotto fatturazioni fittizie per accrescere il proprio credito Iva, credito peraltro già di ampie proporzioni e dovuto a ingenti investimenti effettuati dalla costituzione della società per dotare il paese di una rete di tlc di nuova generazione. L’indagine della magistratura cui allude la stampa odierna è una vecchia inchiesta (risale al 2004), focalizzata su alcune società di servizi a valore aggiunto a cui gran parte degli operatori di tlc italiani (Fastweb in misura marginale) si è limitata a vendere, in maniera del tutto legittima e trasparente, servizi di trasporto/connettività».
Quando la seduta giunge quasi al giro di boa il titolo è in negativo del 4.28% con oltre 5 milioni di azioni già passate di mano: il recupero stimolato dalle dichiarazioni dell’azienda sembra essersi esaurito e la quotazione punta nuovamente verso il basso anche sulla scia di giudizi provenienti dagli analisti, ormai direzionati su un giudizio di «hold» in sostituzione del precedente «buy».