La quarta generazione di PowerBook

La quarta generazione di PowerBook

Nel 2000 Apple cominciò la migrazione verso il processore PowerPC 7410 (o G4).

Il G4 era un nuovo modello di PowerPC sviluppato solo da Apple e Motorola.

IBM, che assieme a loro aveva partecipato al progetto PowerPC, non prese parte allo sviluppo dei G4 per divergenze sulla progettazione dell’unità di calcolo vettoriale chiamata “Altivec” o “velocity Engine”. Questa unità di calcolo a 128 bit forniva un indubbio vantaggio nell’elaborazione dei multimedia rispetto ai processori x86 di Intel e AMD; per essere sfruttata, però, richiedeva che le applicazioni fossero ricompilate.

Al momento del lancio il G4 superava la potenza di 1GigaFlop venendo considerato dalle autorità Americane un “SuperComputer” e dando ad Apple l’obbligo di non commerciare con gli stati “Canaglia”. Apple introdusse il nuovo processore nei PowerMac e poi, nel gennaio del 2001, nei PowerBook abbandonando definitivamente la famiglia dei PowerBook G3.

I nuovi PowerBook erano completamente diversi dai modelli precedenti.
Il design delle nuove macchine era molto più aggressivo, il case più sottile e spigoloso e composto da una solidissima lega al titanio. In compenso, erano scomparsi gli alloggiamenti di espansione; al loro posto erano presenti solo una batteria e un lettore ottico “slot loading”.
Per la prima volta i portatili di Cupertino furono equipaggiati con un monitor 15″ panoramico.

Al lancio erano disponibili due configurazioni principali:

  • 400MHz, 128MB di RAM, 10GB di HD a 2599 dollari;
  • 500MHz, 256MB di RAM, 20GB di HD a 3499 dollari.

Tutti i modelli includevano due porte USB, una FireWire 400, un microfono incorporato, un’uscita audio e un paio di casse amplificate stereo.

Le vendite andarono benissimo, tanto che nei mesi successivi Apple ritoccò verso il basso i prezzi di queste macchine lasciando inalterate le caratteristiche. Nell’ottobre del 2001 furono aggiornati i processori e le schede grafiche dei modelli maggiori. Inoltre, i nuovi modelli, includevano una connessione Gigabit Ethernet dieci volte più veloce della precedente.

Un anno dopo, oltre ai soliti potenziamenti hardware, ai PowerBook fu aggiunta un’uscita DVI che garantiva la connessione del portatile ad un monitor esterno per poter lavorare su uno schermo più ampio senza rinunciare alla portabilità del computer.

Sviluppando quest’idea e rispondendo alle esigenze degli utenti, nel 2003 fu differenziata l’offerta dei PowerBook con un modello da 12,1″ con una uscita video VGA, e un modello da 17″.

Il portatile da 12,1″ era l’ideale per chi voleva la massima portabilità, quello da 17″, invece, era adatto a chi aveva meno necessità di muoversi ma voleva avere la possibilità di farlo solo se necessario. Il prezzo per quello da 12,1″ partiva da soli 1.799 dollari, mentre il 17″ arrivava a costare anche 3.299 dollari.

In seguito anche il modello da 12,1″ fu equipaggiato di uscita DVI, mentre su tutta la linea al posto delle USB venivano installate le USB2 e nei modelli da 15″ e 17″ venivano aggiunte le FireWire 800, le nuove porte ultraveloci per i professionisti che Apple, per prima, mise su un computer portatile.

Nel frattempo nei modelli da scrivania Apple aveva già introdotto il nuovo processore sviluppato appositamente da IBM, il PowerPC 970 detto anche G5.

Molto più potente del G4 e con una architettura a 64 bit, il G5 consumava e produceva troppo calore per essere inserito in un portatile. IBM promise di lavorare per creare una versione del G5 più adatta ai portatili, ma questa versione non arrivò mai.

Negli anni successivi Apple aggiornò tutte le componenti dei suoi PowerBook, ma senza passare al G5. Nel frattempo IBM aveva deluso le aspettative anche nel campo dei desktop, non riuscendo a portare i suoi processori a 3GHz.

Per questo e probabilmente anche per altri motivi, all’inizio del 2006 Apple passò ai processori di Intel che, nel frattempo, erano diventati molto più performanti e richiedevano molta meno energia rispetto ai processori IBM.

I portatili per i professionisti furono i primi mac ad avere installati i nuovi processori.
Per l’occasione Steve Jobs decise di abbandonare il nome PowerBook in favore del nuovo MacBook Pro.

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