«AT&T ha terminato le trattative per acquisire un terzo del capitale di Olimpia, la holding che detiene approssimatamente il 18% delle azioni ordinarie di Telecom Italia […] la compagnia ha apprezzato l’opportunità di esplorare un possibile investimento in Olimpia e una partnership strategica con Telecom Italia ma ha deciso di non proseguire oltre» l’annuncio giunge improvviso durante la maratona organizzata a Rozzano per mettere il CdA del gruppo a confronto con i piccoli investitori. L’incontro ha animato le prime pagine dei Tg e dei programmi di opinione delle ultime ore in seguito all’accorato intervento di Beppe Grillo, il quale ha chiesto al Consiglio di Amministrazione di fare un passo indietro ed allo Stato di vigilare sulle possibili conseguenze del passaggio di mano del gruppo.
«Possibili difficoltà regolatorie connesse all’operazione» è questo il motivo che viene addotto all’improvvisa rinuncia. Telecom Italia, per contro, fa sapere che «prende atto della contestuale intenzione di America Movil di continuare congiuntamente a Telefonos de Mexico Sab de CV (“Telmex”) a considerare differenti alternative per un potenziale investimento in Olimpia».
Il caos regna sovrano. Attorno a Telecom Italia si stanno muovendo anche i capitali italiani, con Silvio Berlusconi in partnership con Colaninno per formare una cordata di investimento incentrata su Mediaset. Per Colaninno, ex numero uno Telecom Italia, si tratterebbe di un importante ritorno che egli stesso ritiene «una opportunità, a certe condizioni, importante, ma lontana». Intesa e Mediobanca tengono vivi i contatti, mentre Telefonica e France Telecom tornano in auge dopo che AT&T si è fatta da parte.
L’annuncio AT&T giunge a borsa chiusa determinando per i titoli interessati una chiusura in pesante ribasso nel mercato after-hour. Il ministro Di Pietro, nel contempo, sposa le tesi di Beppe Grillo e ricorda per il Corriere della Sera di aver previsto quanto va succedendo: «quello che pensavo io è vero e cioè che il vero interessato a quel pacchetto (di azioni) fosse il messicano strano-strano con tutti i suoi contatti politici strani-strani e quindi gli americani dovevano servire da parafulmine per una operazione di speculazione finanziaria […] gli imprenditori e la finanza italiana tirino fuori i polmoni perchè le reti italiane possano avere dei riferimenti di credibilità e professionalità di cui l’Italia ha bisogno».
Una risposta indiretta a Beppe Grillo (il quale ha chiesto in modo particolare che la rete rimanga un bene pubblico sul quale far maturare il mercato dei servizi) giunge dal Ministro delle Comunicazioni Gentiloni. Reuters, infatti, notifica: «entro un paio di giorni il Governo deciderà in quale provvedimento inserire l’emendamento che rafforza i poteri dell’Autorità per le comunicazioni nell’ambito della trattativa con Telecom sulla separazione funzionale della rete fissa». Ci sarebbero varie opzioni allo studio e l’obiettivo determinato è quello di garantire la salvaguardia dell’entità pubblica dell’asset di maggior valore per la nazione: la rete.
Update
Il New York Times riporta la notizia dell’abbandono delle trattative da parte di AT&T spiegando che il gruppo ha voluto farsi da parte «dissuasa dall’intensa pressione politica contro la vendita ad un compratore estero». L’articolo non cita l’intervento di Beppe Grillo a Rozzano, ma ne riporta le immagini all’uscita dall’assemblea.