Stamattina ho letto un interessante post di Andrea Signori intitolato “Fake Guerrilla? No Grazie”.
In soldoni Andrea raccontava di aver visto dei ragazzi fotografare una “finta” campagna di guerrilla marketing con l’intento di postare sui rispettivi blog le foto di quel successo.
E in particolare mi ha colpito questa frase:
Capisco che si parlava di un piccolo brand “locale” (solo romano intendo) però l’uso distorto di uno strumento comunicativo non lo tollero
Al di la delle mie opinioni sull’accaduto (che per la cronaca è: fake guerrilla porta a fake risultati), io sposterei un attimo la riflessione su un altro piano.
Ma davvero esiste un uso corretto e un uso distorto di uno strumento comunicativo?
Sarà anche un paragone irriverente ma… scusatemi… che differenza c’è tra due ragazzini che fanno una foto a uno sticker pretendendo che sia una grande campagna di guerrilla e una pubblicità televisiva di un superalcolico in cui il protagonista ne beve un pò e immediatamente la donna più bella del locale si innamora di lui?
Non sono entrambi casi di successi “inventati”? O forse quello orchestrato dalla grande agenzia di pubblicità è più degno di quello inventato dai ragazzini?
E vi prego, non ditemi che la pubblicità viene percepita come irreale mentre il post dei ragazzini come “notizia”!