Faccia a faccia. Oltre 20 anni di storia dell’informatica, due nomi destinati ad entrare in qualche modo nei libri di storia, due icone della ‘computer-generation’: Bill Gates e Steve Jobs si son trovati l’uno di fronte all’altro, a parlare l’uno dell’altro, in occasione della D5 conference organizzata dal Wall Street Journal. L’evento, va da sè, è una occasione più unica che rara e non è terminata senza lasciare una certa sensazione di sorpresa tra il pubblico.
Steve Jobs e Bill Gates alla D5 conference
Le scaramucce quotidiane tra i due gruppi (e soprattutto tra le rispettive “tifoserie”) non hanno trovato spazio: tra Gates e Jobs il clima è stato disteso, di totale cordialità ed assoluta complicità. Tra i due corre buon sangue, l’astio dipinto da troppi articoli è in realtà sana concorrenza che lascia spazio a molti apprezzamenti reciproci e addirittura a collaborazioni sottobanco nel passato. La discussione è partita dal passato, da alcuni filmati di repertorio e dal ricordo di come tutto è iniziato. Curiosamente vengono alla luce vecchie collaborazioni: quando nel 1997 Microsoft investì in Apple ed alla Macworld conference fu ricoperto dalle urla di disapprovazione della platea; oppure quanto Gates si offrì di aiutare Apple in un momento di difficoltà e Jobs rifiutò confermando il proprio ritorno al timone.
Polo nera per Jobs, camicia bianca per Gates. Jeans e scarpe da ginnastica per Jobs, pantaloni e scarpe marroni per Gates. Postura ferma ed elegante per Jobs, seduta più impacciata e scomposta per Gates. Tutto fa brodo in una serata così, ed il discorso cade presto sulla pubblicità “i’m a Pc. i’m a Mac”. È giocoforza Gates a prendere parola: «PC guy is great», e si smonta così immediatamente ogni residua possibilità di astio. Gates fa spallucce, ma non c’è spazio per alcuna risposta di contrasto.
Jobs è il primo a parlare, e dopo una grattata di capo ed una risata del pubblico parte l’applauso per il sincero apprezzamento verso Microsoft e l’incredibile capacità di collaborare con aziende terze (caratteristica che, spiega Jobs, proprio non c’è nel DNA di Cupertino). Gates apprezza invece Apple per il gusto ed il coraggio con cui porta avanti il proprio lavoro di sviluppo. Entrambi vedono per il settore un grande futuro, ma indicarne la direzione è compito improbo. Per il passato Jobs rende l’onore delle armi a Gates complimentandosi per essere stato il primo a puntare tutto sul software. Gates replica spiegando di essere onorato della concorrenza di Apple, azienda alla quale riconosce di essere stata sempre un passo avanti dal punto di vista dell’innovazione («il modo in cui fanno le cose è semplicemente differente. È magico»).
Battute e sorrisi. «Ci siamo sposati in segreto» confida Jobs mentre Gates chiarisce di non essere lui l’autore del sito che prende in giro il proprio concorrente. E così via, per 90 minuti il clima di reciproca stima non cambia. Flickr raccoglie una gallery con tutte le immagini, mentre CNet, Engadget e Yahoo portano online tutte le sfumature dell’evento. Questo un filmato relativo alla parte iniziale dell’intervista congiunta:
Jobs è il miglior spot per Microsoft, in quanto ne smorza l’immagine pachidermica ed inerte spesso fomentata. Gates è il miglior spot per Apple, perchè vi riconosce capacità e valore senza tornare sul rapporto di forza spesso sottolineato. L’ultima standing ovation la raccoglie Jobs nel momento in cui cita i Beatles come colonna sonora del cammino che i due guru hanno compiuto assieme: «You and I have memories longer than the road ahead». L’ultima risata è invece per Gates, il quale spiega di avere qualche dubbio sul fatto che Jobs possa annunciare il proprio teletrasporto. E il duopolio continua, nel giorno in cui entrambi i gruppi gravitano a Wall Street attorno ai propri massimi valori di sempre.