Tre mesi fa ho realizzato un piccolo tool tramite cui dimostravo che era possibile scoprire se un utente aveva recentemente visitato determinati siti web e che tramite l’analisi di questi dati era facile tracciare un profilo degli interessi dell’utente stesso.
Il mio script, infatti, riusciva a capire con buona approssimazione se il visitatore era un SEO, un Web Marketer, un Programmatore e/o un Blogger.
Avevo scelto queste quattro figure sia perché rappresentavano i miei quattro visitatori tipici sia perché essendo grandi frequentatori di internet era più facile tracciarne un profilo adeguato con un basso numero di dati a disposizione (non potevo certo mettermi a catalogare 10.000 urls).
Non scrivo questo post per auto-promuovere un tool che ho fatto mesi fa, ma semplicemente perché in questi giorni ho letto tre notizie che mi hanno fatto riflettere.
La prima notizia riguarda Google. Cito da tom’s hardware:
Eric Schmidt, amministratore delegato di Google, ha affermato al Finalcial Times che l’azienda mira a raccogliere sempre più informazioni sugli utenti, in modo da agire attivamente per influire in modo pratico sulla vita di tutti i giorni.
La notizia per quanto recente, non è “nuova“: sappiamo da molto che Google sfrutta i dati delle nostre ricerche sia per scopi pubblicitari sia per offrirci servizi più mirati alle nostre esigenze. Ma ciò che può renderci leggermente perplessi è la naturalezza, la semplicità, la faccia tosta con cui Eric Schmidt rende pubbliche decisioni di questo tipo. Da quando è legale violare la privavy di un utente?
La seconda notizia riguarda Microsoft. Cito sempre da tom’s hardware:
L’azienda di Redmond sta sviluppando un software che potrebbe indovinare il vostro nome, la vostra età, il vostro sesso e potenzialmente anche la vostra posizione attraverso l’analisi delle caratteristiche della cronologia sul vostro browser.
Quindi non solo Microsoft può spiare i nostri dati tramite Live, ma forti di avere il Sistema Operativo più usato al mondo, può direttamente leggere la nostra Cronologia e sfruttare questi dati per tracciare i profili personali di ogni utente.
La terza notizia riguarda la creazione di Spyjax: un tool molto simile al mio, che però non traccia nessun profilo, ma si limita a elencare i siti che un utente ha visitato, tra quelli presenti nel db.
La notizia (che mi è arrivata grazie alla segnalazione di Stefano Gorgoni), per quanto sia certamente meno clamorosa delle precedenti, è tuttavia interessante, perché conferma che l’attenzione verso questo tipo di analisi è diffusa non solo tra i big del settore, ma anche tra programmatori e web marketers.
La domanda che mi e vi faccio è la seguente: se aveste un tool che riesce a tracciare un profilo delle abitudini dei vostri utenti, lo usereste? (se fosse legale, ovviamente)
Io personalmente non credo che la violazione della privacy sia un pericolo se non si superano determinati limiti; ma certamente si tratta di un’opinione personale, caratterizzata (nel mio caso) da un rapporto di estrema fiducia verso la tecnologia. E, soprattutto, dalla consapevolezza di quanto possa essere utile un simile strumento per chi si occupa di web marketing.
Dubito, quindi, che il mio pensiero rispecchi quello della maggioranza degli utenti.